I brani che compongono la raccolta Prima di notte di Carla Perugini (Carte parlanti, pagg. 196, sulla piattaforma Amazon) sembrano rispondere al criterio compilativo che Julio Cortàzar seguì in Rayuela, dove la struttura narrativa si consegna al lettore nelle modalità di una sorta di Gioco del mondo, il titolo con cui il romanzo pubblicato dal grande scrittore argentino nel 1963 è conosciuto in Italia.
Un impianto che si sviluppa sulle linee ondulanti del flusso di coscienza joyciano e si consegna al lettore invitandolo ad accedere da vari ingressi possibili: alla maniera della scacchiera disegnata dai bambini con il gesso sull'asfalto, ci sono le caselle numerate disposte in un'architettura geometrica, da assemblare a piacimento e quindi scegliere quella dove saltare piantando i piedi. L'impressione è che Perugini, fine conoscitrice della Letteratura ispanoamericano che per anni ha insegnato all'Università di Salerno, abbia inteso seguire questa traccia nell'organizzare i suoi oltre 80 tra microracconti, racconti brevi e più lunghi (nella Rayuela di Cortàzar se ne contano 155), quasi un esercizio sulla pagina realizzato nel corso degli anni, occupando un tavolo parallelo e contiguo all'altro destinato ai suoi studi proprio sul tema, disponendone gli esiti in tre sezioni a loro volta articolate in lemmi: dalle prove di equilibrata immediatezza di Una frase, un rigo appena, in omaggio a Manuel Puig, alle sequenze dedicata alle persone, dai testi tra cronaca e storia allo spazio che dà scena al fantastico, dalla riscritture alle prove di misura più lunga, recuperando i contributi al concorso indetto da L'Espresso nel 2009 a cui aveva partecipato con lo pseudonimo biblico di Serafad, a Il Mattino di Avellino e al blog Viagramsci. Si incontrano brani fulminei che si apparentano all'efficacia dell'Augusto Monterroso, autore della miniatura di racconto la cui perfezione venne riconosciuta da Italo Calvino nelle Lezioni americane Al suo risveglio il dinosauro era ancora lì , e in Darwinismo condensano la curva del racconto in quattro parole, Ammunatisi a Noè, ripresero la crociera, paradigma e promessa di un romanzone. Altri hanno maggiore ampiezza e sono segnati da partecipata tensione sentimentale, come il ritratto dedicato a Joseph M., il cugino scomparso, personaggio alla Kurt Vonnegut nell'Avellino degli anni '70-'80.
Insomma, forme e materiali diversi che Carla Perugini amministra con ansia fabulatoria, appunti fissati prima che sfuggano nel buio della notte, narrazioni offerte in un cerimoniale di condivisione al circolo delle amiche: esempi di scrittura che prova a fermare tempo e riempirlo con l'invenzione del racconto, aprendo una via di fuga dal reale.
Sono visioni allineate nel tratto che unisce la vita e la morte in una trama omogenea che dà circolarità allo svolgersi del tempo. Niente si perde e la scrittura letteraria rende possibile questo procedimento di eternità. In Prima della notte l'inizio e la fine si intrecciano e nell'ultimo macroracconto, Il negromante di Siviglia scandito nello scherzo narrativo in dieci quadri, rimbalza l'interrogativo del primo micro, La spina nel fianco: Qualcuno sa come estrarla?. Nel testo che ricalca l'Ingannatore di Siviglia di Tirso de Molina, al lui che domanda Cosa stavi scrivendo tesoro? Un altro dei tuoi saggi su eros e magia arriva la risposta: Questo è un divertimento, una fiction, e i protagonisti ci assomigliano un po'. E il termine cade sulla definizione proposta per il tutto. A mind in love?. Sì, direi che chiude magnificamente bene.