Premio Campiello, vince Caminito

Premio Campiello, vince Caminito
di Ilaria Ravarino
Domenica 5 Settembre 2021, 09:17
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Una vittoria annunciata, eppure in bilico fino all'ultimo voto: ad aggiudicarsi il Premio Campiello 2021 è stata ieri la scrittrice Giulia Caminito, la trentatreenne romana autrice del romanzo L'acqua del lago non è mai dolce, in finale con lo stesso libro - due mesi fa - anche al Premio Strega. A Venezia nonostante un piccolo problema di salute («Essere qui oggi - aveva detto ieri mattina - per me è una sfida»), la scrittrice ha ricevuto la «vera da pozzo» del Campiello, il trofeo dorato che riproduce un pozzo d'epoca veneziano, aggiudicandosi 99 voti su 270, contro gli 80 di Paolo Malaguti secondo classificato con Se l'acqua ride: «La parola rabbia per me è significativa», ha detto, quindicesima donna in 58 edizioni a vincere la prestigiosa manifestazione: «Nel romanzo precedente ho parlato di rabbia politica, rabbia anarchica collettiva. Qui la rabbia è provatissima e individualista, è la rabbia di un'adolescente comune. La domanda sospesa nel mio romanzo è: che rapporto c'è tra rabbia pubblica e privata?».

Niente da fare per l'altro finalista Strega Andrea Bajani, ultimo con 18 voti (Il libro delle case), per il Dostoevskij di Paolo Nori con Sanguina ancora (37 voti) e per l'abbandonologa cilentana Carmen Pellegrino (36 voti), alle prese con le ombre dei morti in La felicità degli altri. A convincere la giuria popolare dei trecento lettori è stato il libro della Caminito, una «una parabola antiformativa sulla difficoltà di stare al mondo con pochi mezzi», ambientata tra Roma e il lago di Bracciano, con protagonista «una ragazzina, Gaia, e il suo mancato riscatto, all'inseguimento di quella società del benessere cui non riesce ad accedere.

Gaia diventa aggressiva e violenta, in risposta al riconoscimento negato dalla società e dal mondo: mi hanno detto che è un libro molto duro, complicato».

Celebrata in presenza, con 800 ospiti in platea - soprattutto imprenditori, esponenti dell'editoria e della politica - la cerimonia del Campiello, da sempre ospitata nel teatro la Fenice ma dall'anno scorso trasferita per ragioni sanitarie all'aperto, si è svolta per la prima volta nella storia nell'Arsenale di Venezia, spazio storico e «storicamente veneziano», secondo il presidente della Fondazione Enrico Carraro, nel cuore del sistema lagunare. Una scelta «fortemente simbolica», come ha detto il presidente della Giuria dei Letterati Walter Veltroni, così come quella di tornare alla diretta dell'evento, trasmesso ieri in prima serata su Rai 5 e condotto da un'elettrica Andrea Delogu, in sandali e abito blu, affiancata da Lodo Guenzi (Lo Stato Sociale). «Il Campiello è un'istituzione ed è stato un onore tornare a condurlo», ha detto la conduttrice, sul palco del premio anche due anni fa e dall'11 settembre su Raitre con «Ricomincio da Rai3»: «Sono felice per chi ha vinto il riconoscimento ufficiale, ma soprattutto per i più giovani, che hanno voglia di sapere e curiosità di leggere proprio come gli adulti. E poi Venezia spacca».

Giovane, anzi la più giovane tra i finalisti, è non a caso la vincitrice del Campiello Giovani Alice Scalas Bianco, studentessa diciottenne di Vigevano, neodiplomata e autrice del racconto Ritratto di Parigi. Una storia premiata ieri per «intelligenza, dolcezza e ingenuità», sul rapporto non risolto tra un padre e sua figlia, scelta tra più di 200 racconti inviati al concorso e scritta da Bianco «durante la pandemia, per riempire il tempo tra una lezione a distanza e l'altra. La dad non la sopportavo più».

Assegnati nel corso della serata anche il premio all'opera prima, andato alla scrittrice e sceneggiatrice Daniela Gambaro per Dieci storie quasi vere, e il riconoscimento alla carriera attribuito allo scrittore Daniele Del Giudice, scomparso giovedì scorso a 72 anni dopo una lunga malattia: non un tributo ma un riconoscimento, già previsto e diventato ora alla memoria, che ha aperto la serata. «Con il suo sguardo originale sulle cose e la meticolosa selezione delle parole», ha detto Ernesto Franco, suo amico ed editore, leggendo la motivazione del riconoscimento, «Daniele ha scritto libri indimenticabili. Il premio alla carriera onora con affetto la prematura scomparsa di uno dei più grandi protagonisti della letteratura del nostro tempo». Parole accolte con un lungo, mesto, applauso.

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