100 anni di Stan Lee, l'uomo che inventò l'universo Marvel

Cent'anni fa nasceva a New York il grande fumettista

100 anni di Stan Lee, l'uomo che inventò l'universo Marvel
di Lorenza Fruci
Mercoledì 28 Dicembre 2022, 08:18 - Ultimo agg. 16:21
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La storia di Stan Lee può essere annoverata tra quelle degli artisti che per «un guizzo» riescono a lasciare un segno nel settore in cui lavorano, virando la loro stessa esistenza verso la fama. Fumettista e creatore dell'universo Marvel Comics, manager, produttore, Stan Lee (pseudonimo di Stanley Martin Lieber) ebbe il suo «guizzo» nel 1961, quando per una richiesta dell'editore Martin Goodman, seguì il consiglio della moglie di scrivere fumetti che lui stesso avrebbe voluto leggere. Diede vita così ai Fantastici 4, i primi «supereroi con superproblemi» che rivoluzionarono il mondo dei comics. A questa prima strana famiglia l'immaginazione di Stan Lee aggiunse l'Uomo Ragno, Hulk, Thor, Iron Man, gli X-Men, gli Avengers, tutti supereroi con emozioni e sentimenti, resi vulnerabili dai loro tratti umani, dalla consapevolezza che «da grandi poteri derivano grandi responsabilità», come disse lo zio Ben a Peter Parker prima di morire.

Figure che segnarono la fine della cosiddetta «età dell'oro» del fumetto, quella dei supereroi perfetti e invincibili della della DC Comics (Superman, Batman, Wonder Woman), inaugurando la «silver age». La nuova generazione di supereroi Marvel aveva gli stessi problemi dei comuni mortali. Il successo della casa editrice fu repentino e in pochi anni divenne una delle più importanti di tutti i tempi. Fellini la scoprì a New York, dove si trovava nel 1965 per promuovere il suo film «Giulietta degli spiriti», e ne rimase colpito (in Italia non era ancora distribuita). Da grande amante del genere, chiese di visitare la redazione e di conoscere i suoi autori. Stan Lee, di cui oggi cade il centenario della nascita (28/12/1922) lo trovò «simpaticissimo».

Newyorkese, con un'infanzia serena, una solida cultura letteraria e il desiderio il diventare romanziere, il giovane Lee iniziò a lavorare a soli 17 anni come tuttofare presso la casa editrice Timely Comics, che diventerà poi la Marvel, alle dipendenze di Martin Goodman.

Qui farà il suo esordio nei fumetti, collaborando nel 1941 al n.3 di «Capitan America». Divenne caporedattore, incarico che mantenne fino al 1972 (a parte gli anni dal 42 al 45 che lo portarono al fronte). Insieme ad altri autori e editori di fumetti fronteggiò la campagna moralistica promossa dal 1954 dallo psichiatra Fredric Wertham e dal senatore Estes Kefauver (lo stesso che portò in tribunale Betty Page), che accusavano i fumetti di essere causa della delinquenza giovanile. Le strip finirono sotto controllo, con l'istituzione del Comics Code Authority, un organo di autoregolamentazione degli editori che limitava la rappresentazione di violenze, sesso, droghe e creature mostruose. Stan Lee era insofferente a questa (auto)censura e iniziò a violarla già negli anni 60. Poi nel 71 il governo degli Stati Uniti gli chiese di ideare una storia sull'abuso di droghe e Lee pensò di ambientarla nel mondo dell'Uomo Ragno. La proposta non fu accettata ma la Marvel decise ugualmente di pubblicarla, andando contro il Codice e costringendo l'Authority ad aggiornarlo.

Nei suoi editoriali, firmati «Excelsior!» e nelle pagine della posta si rivolgeva direttamente ai lettori usando un tono confidenziale e uno stile del tutto personale che entrò nel gergo fumettistico. La sua fantasia lo portò a creare anche l'Universo Marvel, un multiverso immaginario composto da diverse dimensioni nelle quali si svolgono le varie storie. Suoi complici privilegiati furono Steve Ditko, con cui Stan Lee creò l'Uomo Ragno, e Jack Kirby (già coautore di Capitan America) con il quale ideò i Fantastici 4 e tutta la nuova famiglia supereroistica Marvel. Il loro processo creativo diede vita al «metodo Marvel» che non si basava su sceneggiature dettagliate ma sulla sola scrittura dei soggetti da parte di Stan Lee, che poi lasciava ai disegnatori la libertà di sviluppare le storie, rendendoli veri co-autori. Un metodo che favorì acredini sui meriti creativi. Con Kirby ci furono diverse controversie per la paternità delle storie, a causa anche dell'esposizione mediatica di Lee che negli anni era diventato l'«uomo immagine» della Marvel, grazie alle sue rubriche, al suo presenzialismo (lo ricordiamo anche a «Lucca Comics» nel 1974) e alla sua spiccata personalità. Kirby in un'intervista disse di lui che aveva «il complesso di Dio» e contribuì alla costruzione del suo personaggio disegnando negli anni 70 per la DC una sua parodia, Funky Flashman nel fumetto «Mister Miracle».

Con grande fiuto dei tempi, Stan Lee previde «l'età di bronzo» del fumetto, con annesso calo di vendite e resurrezione dei supereroi al cinema e in tv. Lasciata la Marvel nel 1972, si dedicò alla promozione dei suoi personaggi sullo schermo, prima come direttore creativo della Marvel Production dal 1980 e poi come fondatore di POW! Entertainment dal 2001, sia pur passando per qualche insuccesso imprenditoriale mentre lui si concedeva iconici camei in quasi tutti i film dell'Universo Marvel che aveva contribuito a creare, mantenendo viva la sua popolarità.

Non abbandonò nemmeno il suo sogno di scrittore nel 2001 pubblicò The alien factor, il suo primo romanzo. Nel 2018 ricevette da George Bush il National Medal of Arts. Dopo aver creato 590 personaggi per la Marvel, morì a Los Angeles a 95 anni il 12 novembre 2018, senza essere dimenticato da Hollywood che ha già pronto un biopic sul suo rapporto con Jack Kirby intitolato «Excelsior!». Soprannominato «The Man» e «il Sorridente», la sua storia è diventata già un libro di successo, Stan Lee, della giornalista Abraham Josephine Riesman, pubblicato in Italia da Rizzoli che non rinuncia a scavare nelle zone d'ombra della sua vita. Dopotutto, i guizzi non producono anche schizzi? Malgrado i retroscena, non potremo fare a meno di riconoscere a Stan Lee l'estro di aver creato un immaginario pop in cui trovare conforto: nelle fragilità dei suoi supereroi rivediamo le nostre paure, nei loro superpoteri la nostra forza di reagire alle difficoltà.

«Non rinunciare mai ai tuoi sogni! Quando ho scritto per la prima volta Spider-Man, il mio editore ha detto che ero pazzo perché la gente odia i ragni e gli insetti e lui non l'avrebbe pubblicato. Ma non mi sono mai arreso, fino a quando non è stato pubblicato», twittò il 19 maggio 2018.

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