Maria Sole Ferrieri Caputi, la prima arbitro donna in A: «Mi hanno ferita, ma ora sono pronta»

La ragazza racconta: "Giocavo nei cortili, ma i miei genitori non volevano"

Maria Sole Ferrieri Caputi, la prima arbitro donna in A: «Mi hanno ferita, ma ora sono pronta»
Maria Sole Ferrieri Caputi, la prima arbitro donna in A: «Mi hanno ferita, ma ora sono pronta»
di Alessandro Angeloni
Venerdì 8 Luglio 2022, 14:43 - Ultimo agg. 23 Febbraio, 18:02
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Tocca a lei, dopo la relazione sul consiglio federale da parte del presidente Gabriele Gravina. A lei, Maria Sole Ferrieri Caputi da Livorno, la prima arbitro donna inserita nei campionati di serie A e B. Ci siamo arrivati con un poco di ritardo e questa, a detta dei dirigenti dell’Aia, non è stata una scelta dettata dal dovere, ma per meriti. La Caputi è all’altezza e merita di stare lì in alto. Tutto il movimento arbitrale femminile si è messo in moto e lo vedremo all’opera anche nel prossimo mondiale. «È un mondo che sta crescendo. Il calcio femminile aiuta la crescita di tutto il sistema», sottolinea Gravina, che al fianco ha Alfredo Trentalange, presidente dell’Aia che racconta il vanto per la crescita esponenziale del movimento arbitrale femminile. «Stiamo dando al gioco del calcio una risorsa, senza parlare di quote rosa. È un momento gratifcante. Le donne nel calcio dovranno essere la normalità».

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MARIA SOLE - «Ci stiamo preparando, stiamo lavorando per il campionato.

Sono concentrata, voglio arrivare al grande appuntamento. Sono fortunata, anche se faccio sacrifici. Sono felice di poter spendere energie per questo lavoro - racconta Ferrieri Caputi -  Come nasce la passione per il calcio? Sono sempre stata appassionata ma non ho mai giocato, i miei genitori non volevano ed era un’altra epoca. Giovavo nei cortili. Il calcio lo vivevo come aggregazione. Il punto di riferimento? Carina Vitulano, mi ha fatto capire che nulla è impossibile.

«Non c'è stato un momento esatto nel quale ho pensato di potercela fare, da quando c'è stato un cambio ai vertici dell'AIA c'è stata una maggiore vicinanza e un maggior sostegno perché ci hanno offerto gli strumenti per crescere. L'AIA di oggi ci impone di fare gli stessi test
atletici degli uomini. Non ci sono più barriere del tipo "lei non può perché non ce la vogliamo - ha continuato - Al Var sia io che Maria Marotta siamo certificate, possiamo svolgere questo ruolo, ci manca solo un pò di esperienza. Ma In Italia c'è la volontà di affermarci in qualsiasi campo». Barriera rotta ma qualche disagio, pregiudizio l’ha dovuto superare.
«Sì, è successo, sono stata ferita ma mi hanno dato la spinta a fare meglio. Facevano di tutto per non mettermi a mio agio, nei professionisti è più attenuato. Gli scogli veri ci sono stati all’inizio. Un momento belli quando facevo l’assistente a Pistoia, lo speaker mi ha annunciato e ho sentito molti applausi. Questo mi ha fatto molto piacere».

 

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