Sorpresa export in Campania, primo trimestre in crescita 2020: + 5,2%

Sorpresa export in Campania, primo trimestre in crescita 2020: + 5,2%
di Gianni Molinari
Venerdì 12 Giugno 2020, 23:00 - Ultimo agg. 13 Giugno, 17:12
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Mentre l’Italia e il Nord cominciano a scontare, anche pesantemente, le conseguenze economiche del Covid-19, le esportazioni della Campania nel primo trimestre del 2020 (quindi con il primo mese di lockdown già nel conteggio) cresce, in modo abbastanza inaspettato del 5,2 per cento, tra le sette regioni in controtendenza insieme a Liguria, Sicilia e Sardegna (con le “piccole” Molise, Bolzano e Umbria). Più che la Campania però a crescere è l’export del sistema produttivo della provincia di Napoli che tocca quasi il dieci per cento (9,6) assorbendo il 97 per cento di quei 145 milioni di euro che fanno la differenza tra il 2019 e il 2020. Sono cresciute del 25% le esportazioni di medicinali, del 102,9% quelle di auto, del 25% quelle della panetteria, del 30% di ciò che il codice Ateco definisce “altri prodotti alimentari”, del 22,8% dei prodotti lattiero-caseari.

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Il dato campano si oppone a quello delle regioni del Nord ovest (-3,3%) e del nord est (-6,8%). Le province peggiori coincidono con i luoghi dove a marzo è dilagata l’epidemia: Brescia (-7%), Alessandria(-25%), Bergamo (-5%), Pesaro e Urbino (-28%). Complessivamente l’Italia ha perso l’1,9 per cento. Non solo si sono fermate molte fabbriche, ma anche le limitazioni alle frontiere hanno inciso su molte produzioni. Ed allora il dato della Campania (ma anche quello della Sicilia) è particolarmente importante perché, non solo è opposto a quello delle regioni più interessate dall’epidemia, ma perché proviene anche da settori produttivi estremamente locali con l’industria alimentare in primo piano. Anche qui ha fatto premio la dimensione delle aziende e soprattutto la loro organizzazione commerciale. Per esempio i caseifici (i prodotti lattiero caseari sono passati da 62,6 a 76,9 milioni (+22,8 per cento) che hanno venduto di più sono quelli che hanno rapporti con la grande distribuzione organizzata che durante il lockdown ha mantenuto intatto la propria capacità e i volumi di vendita (basta ricordare le file per il distanziamento) anzi in Italia nella prima settimana di lockdown le vendite della Gdo sono aumentate del 16,4 per cento (al Sud del 28,4). Analoghi i dati nei principali paesi dell’Unione Europea.
 

 

E poi ci sono i farmaci: l’industria farmaceutica campana - dai numeri - è evidente che ha partecipato allo sforzo di tutto il mondo della produzione di preparati contro il Coronavirus e per la prevenzione della malattia. Le esportazioni di farmaci e di preparati farmaceutici di base sono cresciute da 360 a 446 milioni di euro, quasi di un quarto.

Si tratta, naturalmente, di produzioni «esportabili», cioè non rientranti tra quelle indispensabili per il Paese. 

La maggiore crescita è stata quella dell’auto riferibile al sistema produttivo Fca (non solo Pomigliano ma anche gli altri stabilimenti della componentistica) passato da 143 a 236 milioni di euro.
 

Il dato campano è ovviamente una somma e ci sono anche settori che hanno sofferto duramente: -20% aeromobili (-54 milioni), - 20% abbigliamento, - 20% calzature (complessivamente meno 42 milioni di euro), -99% armi e munizioni (da quasi 30 milioni a 275mila euro). Intorno alla filiera della moda è cominciata la ricostruzione produttiva: ma si ricomincia dalle collezioni dell’autunno/inverno 2020/2021. Le consegne per l’estate erano già cominciate prima del lockdown e molti punti vendita hanno rivisto gli ordinativi. Si spera che qualcosa possa essere recuperato con il sistema del “flash” (produzioni immediate per rifornire i punti vendita nel caso che alcuni prodotti abbiamo un boom di mercato non preventivato), ma si tratta di quantità minime.
L’obiettivo è di tornare in linea con gli standard con la collezione invernale. Almeno si spera.

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