Il manager di Terna scommette sulla Campania: «Pronti 500 milioni e non faremo la centrale a Fuorigrotta»

Il manager di Terna scommette sulla Campania: «Pronti 500 milioni e non faremo la centrale a Fuorigrotta»
di Valerio Iuliano
Martedì 21 Maggio 2019, 12:00
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«La Campania è una regione strategica per Terna. Per i prossimi 5 anni, abbiamo un piano di investimenti per 536 milioni di euro». L'amministratore delegato di Terna Luigi Ferraris annuncia l'ambizioso progetto di ammodernamento della rete elettrica regionale. Tra i principali interventi, c'è anzitutto quello che riguarda la rete elettrica di Napoli, insieme con il collegamento Sorrento-Capri e l'elettrodotto Bisaccia-Deliceto, che unirà l'Irpinia con i Monti Dauni, sul territorio pugliese.

Dottor Ferraris, sulla rete di Napoli c'è una necessità assoluta di interventi di adeguamento?
«Il nostro programma di investimenti in Campania è focalizzato anzitutto, come in tutta l'Italia, a favorire una corretta integrazione delle rinnovabili e quindi a consentire uno sviluppo che ci dia stabilità di rete. Abbiamo un importante intervento, peraltro già in corso di realizzazione, sulla città di Napoli, a cui appartiene il 50% dei consumi energetici della regione. La rete elettrica di Napoli è particolarmente complessa. Ha degli impianti e dei cavi che hanno una certa età e che richiedono interventi di sostituzione e di manutenzione».
 
Come si svolgeranno gli interventi?
«Il piano, una volta terminato, permetterà la demolizione di circa 15 km di vecchi elettrodotti aerei e la sostituzione di oltre 20 km di vecchi cavi interrati in olio fluido con cavi tecnologicamente avanzati e sostenibili per l'ambiente. Li doteremo di sensoristica e di fibra ottica per poter monitorare e identificare più rapidamente i guasti. Ci saranno, inoltre, 14 km di linee nuove anch'esse interrate. Il completamento di queste attività è previsto entro il 2023. Stiamo parlando di interventi mirati per i quali ci sono già delle autorizzazioni».

Dire che gli impianti hanno una certa età equivale a sostenere che la rete di Napoli e della Campania sono particolarmente obsolete?
«Parlare di obsolescenza mi sembra eccessivo. Ci sono delle aree dove gli investimenti risalgono a 50 o 60 anni fa e quindi occorre un piano di manutenzione adeguato. Napoli e la Campania non hanno impianti più datati rispetto alla media. Mi pare che negli ultimi dieci anni sia stato fatto un grosso sforzo legato, soprattutto, alla grande crescita delle rinnovabili che ha portato all'introduzione di nuove linee. Terna in Campania può contare sul lavoro di 273 persone quotidianamente impegnate nello sviluppo e nella manutenzione della rete elettrica regionale. Nella regione Terna gestisce 3680 km di linee elettriche in alta e altissima tensione e 60 stazioni elettriche. Sul progetto che riguarda Napoli c'è un altro aspetto che desidero sottolineare».

Quale?
«A Napoli andremo a lavorare su un tessuto cittadino. Quindi è molto importante avere un dialogo costante con le istituzioni e con le comunità. Recentemente abbiamo avuto un bell'esempio di questa interazione. Abbiamo rivisto un progetto che originariamente prevedeva la costruzione di una nuova stazione a Fuorigrotta. Grazie alla possibilità di usare soluzioni tecnologiche diverse ed all'interazione con il territorio, abbiamo individuato una soluzione che non prevede più la costruzione di una stazione, ma ci consente di utilizzare linee e, soprattutto, una cabina già esistente. In questo modo, oltre al miglioramento dell'affidabilità e continuità del servizio elettrico per cittadini e imprese, grazie all'impiego di nuove tecnologie nell'impianto esistente, abbiamo potuto recepire le istanze dei napoletani. Questo approccio al dialogo lo abbiamo applicato non solo a Napoli ma in tutta Italia, dove nel 2018 Terna ha avuto più di 300 incontri con le comunità locali».

Le fonti rinnovabili sono la strada del futuro?
«Il processo di decarbonizzazione è ormai ineluttabile. I cambiamenti climatici ci dicono che l'uomo ha bisogno di intervenire per cambiare una rotta che può portarci a conseguenze molto serie. Occorre essere meno dipendenti dai combustibili fossili ma le rinnovabili non sono sufficienti. Sono necessari anche investimenti sulla rete di bassa, media e alta tensione, sugli accumuli e pompaggi e, nella fase di transizione, utilizzare il gas a supporto del sistema elettrico».
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