Pensioni, apre il cantiere: interventi necessari su scalone ed età delle donne

Pensioni, apre il cantiere: interventi necessari su scalone ed età delle donne
di Nando Santonastaso
Sabato 30 Luglio 2022, 10:00 - Ultimo agg. 31 Luglio, 14:50
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Alberto Brambilla, presidente del Centro studi Itinerari previdenziali, considerato uno dei massimi esperti di pensioni e welfare, non ha dubbi: «Non c'è tempo, con un governo in carica solo per gli affari ordinari, anche se tanto ordinari ormai non sono, di gettare le basi per la riforma delle pensioni. E non ce ne sarà nemmeno per il nuovo esecutivo che dovrà fare in fretta la nuova legge di bilancio per evitare l'esercizio provvisorio. Al massimo potrà inserire un rigo nel documento contabile in cui verrà confermata per l'uscita quota 102 per tutto il 2023, ovvero 64 anni di età e 38 di contributi», dice l'ex sottosegretario al welfare di uno dei governi Berlusconi. Competenza, esperienza e realismo dietro questa previsione ma all'indomani dell'impegno assunto dal governo con i sindacati per anticipare ad ottobre la rivalutazione fino al due per cento delle pensioni, il tema della riforma avanza a tutto spiano, complice la campagna elettorale e i primi annunci dei leader politici su come migliorare il sistema. 

«Il riallineamento delle pensioni al costo della vita e un sistema previdenziale più flessibile, sostenibile e inclusivo sono priorità che dobbiamo assolutamente darci come Paese», mette in guardia Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl, ponendo l'accento sul rapporto tra costo della vita, redditi da lavoro e pensioni che con un'inflazione all'8 per cento e una crescita molto bassa dei salari (una delle più basse in assoluto in Europa negli ultimi anni) rende assolutamente prioritaria. «Martedì scorso - continua Sbarra - abbiamo registrato un primo passo, con l'intenzione dichiarata del governo di anticipare parte dell'adeguamento delle pensioni all'inflazione già dai prossimi mesi.

Ora bisogna andare sino in fondo, garantendo il pieno recupero del potere d'acquisto, anche estendendo le 14me, e avviando velocemente il tavolo politico per una riforma del sistema-pensioni da negoziare con il sindacato e portare al traguardo prima della legge di Bilancio». 

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I tempi, insomma, per il sindacato sono decisamente più brevi di quelli preventivati da Brambilla. Il cantiere pensioni, dunque, per la Cisl deve partire subito dopo il voto del 25 settembre. Richiesta tattica? «No, dobbiamo assolutamente scongiurare il rischio di arrivare al 2023 con lo scalone di 5 anni previsto dalla legge Fornero», dice Sbarra. E aggiunge: «Bisogna conferire alla previdenza maggiore sostenibilità sociale, inclusività, più equità e stabilità. Le nostre proposte sono da tempo sul tavolo del governo e di tutte le forze politiche: siamo pronti ad aprire subito il confronto, con qualunque governo e con i partiti per rispondere a due esigenze inderogabili. Da un lato bisogna dare serenità alle nuove generazioni, garantendo assegni dignitosi a ragazze e ragazzi incastrati in percorsi frammentati. Dall'altro, riconoscere a chi ha dato il proprio contributo, la libertà di uscire prima dal circuito produttivo. Occorre, in particolare, riconoscere flessibilità nell'uscita a partire dai 62 anni e conquistare il traguardo dei 41 anni di contributi a prescindere dell'età anagrafica. L'obiettivo è una riforma che definisca una staffetta tra generazioni, dia dignità alla terza età, riavvii il turnover, garantisca nuova linfa al sistema produttivo». 

Ma realisticamente è un grande punto interrogativo che il cantiere della riforma delle pensioni, espressamente previsto, peraltro, nel pacchetto di impegni sottoscritto dall'Italia con l'Europa nell'ambito del Pnrr, possa avviarsi entro la fine dell'anno. Ne è consapevole anche Cesare Damiano, già ministro e presidente di Lavoro&welfare che monitora periodicamente il mercato del lavoro e il sistema previdenziale: «La caduta del governo non interrompe l'azione legislativa e di questo va dato merito a Draghi. Ma un conto è fare un decreto o completare una legge preesistente, un altro fare nuove leggi ad esempio le pensioni. E questo non si può fare», dice il presidente della Commissione lavoro uscente di Montecitorio. E aggiunge: «Draghi avendo a cuore lavoratori e imprese, ha garantito l'anticipo della rivalutazione delle pensioni, ed è un bel segnale verso i più deboli. Se però ci fosse stato il governo nel pieno delle sue funzioni si sarebbe potuto lavorare ancora a una riforma capace di superare la legge Monti-Fornero, trovare principi di flessibilità universale prima dei 67 anni da estendere agli altri con modeste penalizzazioni, intervenire a vantaggio dei lavoratori fragili, rilanciando un periodo di silenzio-assenso per la previdenza complementare. Tutto questo svanisce». Per sempre o in extremis è possibile ancora intervenire? «Lei mi chiede se sarà in grado il nuovo governo, dati i limiti temporali della legge di bilancio, di formulare nuove proposte? In campagna elettorale stiamo sentendo di tutto, si tratta al momento di promesse che non hanno niente a che vedere con una riforma organica di un sistema rigido. Il 31 dicembre scadono l'Ape sociale, opzione donna e quota 102, e se non si rinnovano non ci saranno più. Al massimo possiamo immaginare interventi spot o tampone ma non riforme strutturali come sarebbe invece necessario». 

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