Recovery plan, la sfida di governo e Regioni. E Carfagna avverte: fondi al Sud sono blindati

Recovery plan, la sfida di governo e Regioni. E Carfagna avverte: fondi al Sud sono blindati
di Nando Santonastaso
Venerdì 22 Ottobre 2021, 00:01 - Ultimo agg. 20:31
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«Dalla crisi non si esce accendendo solo il motore del Nord» dice Mara Carfagna al convegno di Confindustria dal titolo già di per sé eloquente (“Sud e Nord insieme per l’Europa”). Ma il ministro per il Sud e la coesione territoriale sa bene che alle parole bisogna far seguire i fatti, specie in un terreno complicato e scivoloso come il divario, su quale promesse e polemiche vanno da sempre a braccetto. E ieri lancia due segnali importanti. Il primo riguarda le Zes: è imminente la nomina del commissario della Zona economica speciale della Campania, annuncia Carfagna. Il nome, si saprà in margine al convegno, è quello di Giosy Romano, avvocato amministrativista, attuale presidente della Zona Asi della provincia di Napoli, già sindaco di Brusciano e presidente della Conferenza regionale dei sindaci. In arrivo anche le nomine dei commissari delle Zes della a Sicilia e il completamento dell’iter che semplificherà le procedure di chi vuole investire, tassello decisivo nell’ambito della riforma di questo strumento varata dalla stessa Carfagna, recepita dal governo Draghi e accompagnata da 600 milioni di risorse pubbliche. 

L’altra buona notizia riguarda la decontribuzione Sud sulla quale erano emersi non pochi dubbi circa la reale volontà dell’esecutivo di trattare con l’Ue la proroga anche dopo l 2021. Carfagna riconosce che «la partita è complessa» ma si dice sicura che «l’autorevolezza acquisita dal governo anche attraverso il Pnrr avrà un peso importante al tavolo di Bruxelles».

Insomma, la fiscalità di vantaggio che ha prodotto effetti benefici sulle imprese meridionali non ha perso il suo appeal e anzi rimane, come chiesto dalle imprese a gran voce anche ieri, un punto fondamentale di riferimento per incentivare occupazione e investimenti. Il tutto, spiega la ministra, in una logica di coesione territoriale che ha una visione precisa in chiave Sud: non più periferia dell’Italia e dell’Europa ma frontiera tecnologica ed energetica dell’area mediterranea di fronte alla quale non ha più senso, dice Carfagna, continuare a polemizzare sulla quantità delle risorse assegnate al Sud e blindate al 40% da un’apposita legge. 

Per la verità di polemiche politiche su questo punto non è mancata traccia anche ieri. Sono soprattutto i governatori del Sud a dirsi scettici sull’attuazione del Pnrr. Il presidente della Sicilia, Nello Musumeci, rimprovera al governo di non avere indicato un modello di sviluppo per il Mezzogiorno tra 10-20 anni (“La scommessa si vince sul Mediterraneo, vogliamo davvero lasciare tutto alla Cina?”) mentre Vincenzo De Luca, governatore della Campania ribadisce che «il riparto delle risorse per il Sud non è coerente» con le finalità del Next generation Ue. «E la centralizzazione delle opere infrastrutturali impedisce di capire quale sarà alla fine il reale riparto», aggiunge. Preoccupato anche sulle stime d crescita, il presidente campano: «L’Italia che ha perso il 25% di Pil rispetto all’Europa continua a vivere un lento declino. Occorrerebbe garantire al Paese una crescita di almeno il 5% all’anno altrimenti non ce la faremo. Non abbiamo una classe dirigente in questo Paese e con lussi come quota 100 o il Reddito di cittadinanza non si va da nessuna parte».

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A De Luca replica il governatore del Piemonte, Alberto Cirio (con lui, presenti al meeting, anche i presidenti di Liguria, Toti, e Toscana. Giani): «De Luca tradisce un’impostazione mentale sbagliata: lui non si deve aspettare niente dal Nord. L’idea di doversi aspettare qualcosa dal Nord è un’idea assistenziale che non esiste. Nessuno deve aspettarsi niente da nessuno, tutti devono cercare di fare la loro parte e meritarsi quelli che sono i loro spazi». E ancora: «Io vorrei un Pnrr per bandi e non per bande. Dico bande nell’accezione nobile del termine: no a bande delle regioni del Nord, no alle bande di quelle del Sud. Non è il caso di festeggiare per le percentuali più o meno alte che arrivano nella nostra regione, bisogna vedere come spenderli i soldi». 

Un monito a fare presto arriva in modo molto esplicito dalla Commissaria Ue agli affari regionali Elisa Ferreira (“In Italia solo le piccole opere durano solo 3 anni, per quelle stradali si arriva a dieci anni”), che ricorda come la capacità amministrativa sia la madre di tutte le sfide da vincere soprattutto al Sud per spendere i soldi del Pnrr. A confermare che la strada è questa è il ministro dei Trasporti e della Mobilità sostenibili Enrico Giovannini che risulta il più concreto finora nel governo per la messa a terra dei progetti Pnrr. Govannini, tra l’altro, ricorda che toccherà alle Regioni definire come spendere i 15 miliardi del Fondo sviluppo coesione di loro competenza: «Li collegheranno al Pnrr con uno sforzo di programmazione che va oltre il Piano di ripresa o preferiranno disperderli in mille rivoli?».

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