«Domani andiamo al lago di Licola… a vedere questa caccia, la quale è bella e gustosa e ha un bel punto di vista», scriveva nel 1857 l’architetto Luigi Vanvitelli nel suo diario, in merito alle attività ludiche del Re Ferdinando IV di Borbone e della sua corte nei pressi del casino di caccia di Licola.
A distanza di poco più di centocinquant’anni, lo scenario della reale delizia sulle sponde del lago di Licola nei Campi Flegrei, prosciugato dopo l’unità d’Italia, è purtroppo drammaticamente cambiato.
La casina di caccia, abbandonata a se stessa, è ridotta male, con parte del tetto sfondato da tempo e i cani randagi che cercano riparo tra i portici, e poco distante, laddove il re amava andare a caccia di folaghe, qualcuno ha scaricato copertoni usati, water e frigoriferi dismessi.
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