Ilva, la Cassazione annulla il sequestro di 8,1 miliardi di euro a Riva Fire

Ilva, la Cassazione annulla il sequestro di 8,1 miliardi di euro a Riva Fire
Venerdì 20 Dicembre 2013, 18:15 - Ultimo agg. 21 Dicembre, 15:48
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ROMA - Tornano nella disponibilit della holding della famiglia Riva gli 8,1 miliardi sequestrati nell'ambito dell'inchiesta sull'Ilva di Taranto. La Cassazione ha annullato il sequestro di beni e disponibilità finanziarie di Riva Fire (Finanziaria industriale Riva Emilio) nell'ambito dell'inchiesta per disastro ambientale, e ha disposto la restituzione di tutti i beni. La decisione della sesta sezione penale è arrivata nel tardo pomeriggio, dopo che in mattinata si era svolta l'udienza a porte chiuse, che aveva unificato i ricorsi presentati separatamente anche dalla collegate Riva Forni Elettrici e Riva Energia, cui in luglio il gip Patrizia Todisco aveva esteso il sequestro inizialmente disposto il 24 maggio. I giudici del collegio hanno aderito alla richiesta del sostituto pg Canevelli, che si era pronunciato per l'accoglimento del ricorso presentato dagli avvocati Franco Coppi e Carlo Paliero.



Il sequestro annullato riguardava i beni e le disponibilità finanziarie della holding, sulla base della quantificazione elaborata dai custodi giudiziari degli impianti dell'area a caldo del siderurgico tarantino. Secondo i consulenti della procura, gli oltre 8 miliardi sarebbero una cifra equivalente alle somme che dal 1995 (anno di acquisizione della Italsider pubblica) l'Ilva avrebbe risparmiato non adeguando gli impianti del Siderurgico, e in particolare quelli dell'area a caldo (sotto sequestro dal 26 luglio 2012, anche se la fabbrica non si è mai fermata), alle normative ambientali, pregiudicando l'incolumità e la salute della popolazione. La tesi degli inquirenti tarantini è che gli investimenti non eseguiti si siano tradotti in un guadagno illecito: un tesoretto che i Riva avrebbero accumulato risparmiando sulla salute dei cittadini. In totale sotto sequestro erano finiti beni, di cui è custode e amministratore giudiziario il commercialista Mario Tagarelli, per poco meno di due miliardi, di cui le liquidità ammontano a circa 56 milioni di euro. All'indomani dell'esecuzione dell'ordinanza da parte della Guardia di Finanza, in settembre, il gruppo aveva annunciato la chiusura di sette stabilimenti e di due società di servizi e trasporti facenti capo a Riva Acciaio sparsi in tutta Italia, con la messa in libertà di circa 1.400 addetti. Chiusura durata 20 giorni, e revocata dopo la precisazione da parte dei magistrati tarantini che «non è stata posta alcuna preclusione all'uso dei beni da parte del soggetto proprietario».




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