«Napoli città autonoma», la sfida di de Magistris non piace a sinistra e imprenditori

«Napoli città autonoma», la sfida di de Magistris non piace a sinistra e imprenditori
di Luigi Roano
Martedì 19 Febbraio 2019, 13:00
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Il sindaco Luigi de Magistris lancia «Napoli città autonoma su tutto» e si getta nell'agone delle polemiche sull'autonomia differenziata. A chiederla in verità sono le Regioni, soprattutto quelle del nord, la novità è che Napoli sarebbe la prima città a chiedere lo stesso trattamento. Alla sinistra non piace molto il progetto di de Magistris e non mancano critiche. Stefano Fassina, parlamentare di Leu, ammonisce: «L'inseguimento orgoglioso da parte di governatori e perfino sindaci del Mezzogiorno della deriva Nord leghista è autolesionistico e aggrava i rischi per l'Italia» dice. Anche dal Pd e da Fi non arrivano tenerezze verso l'ex pm al quale chiedono «miglioramenti della qualità della vita dei napoletani, la sfida per l'autonomia si gioca sull'efficienza dei servizi non sugli annunci» dicono. Dal mondo della società civile quello che arriva è «una forte preoccupazione» come racconta il presidente dell'Acen Federica Brancaccio. «Non sono né contro né a favore delle autonomie - racconta - sono però preoccupata fortemente di come si sta ponendo la questione. Ci sono teorie in base alle quali una maggiore autonomia porterebbe più efficienza della cosa pubblica, altre che dicono il contrario, la preoccupazione sta nei toni e nei modi di cui si parla della vicenda». La Brancaccio al riguardo sottolinea: «Noi imprenditori non ne sapevamo nulla. Trovo folle che una cosa del genere non passi per un dibattito in Parlamento che si esprime solo con un sì o con un no. Io sono laica per me la discussione va fatta sempre. Per il resto non credo ci sia un sud meglio del nord e viceversa. Ci sono delle differenze e aggiungo meno male che ci sono ma la contrapposizione non serve». Insomma, de Magistris ha sempre detto che la Costituzione è la sua guida anche a livello amministrativo e la decisione di schierare Napoli in questo modo desta scalpore. Perché il tema centrale del dibattito in atto è proprio sul fatto che l'autonomia differenziata in qualche modo scalfirebbe la Costituzione.
 
Cosa vuole fare l'ex pm? Intanto, il progetto «Napoli autonoma» non nasce solo in contrapposizione alla Lega e all'eterno nemico - il governatore della Campania Vincenzo De Luca - ma viene da lontano, «Napoli città autonoma è un'idea che nasce nel 2016 tradotta in una delibera approvata dalla giunta». De Magistris utilizza Facebook per ritornare sull'argomento e fare il suo annuncio: «Entro quest'anno - scrive - faremo un referendum per la totale autonomia della Città di Napoli: avremo così più risorse economiche, meno vincoli finanziari, più ricchezza, più sviluppo, meno disuguaglianze». Un tema sul quale de Magistris prova a stimolare l'intero meridione: «Proveremo a realizzare un referendum per l'autonomia differenziata dell'intero Mezzogiorno d'Italia». E la Costituzione per la quale l'Italia è una e indivisibile che fine ha fatto? De Magistris al riguardo corregge il tiro: «Noi siamo per l'unità nazionale, per un'Italia che sia una e indivisibile e che valorizzi tutte le autonomie. Ma se altri vogliono provocare strappi costituzionali, noi nel solco della Costituzione rilanciamo e diciamo no all'autonomia differenziata delle Regioni ma sì a un'autonomia totale delle città».

Dietro l'arringa politica del sindaco a difesa di un sud dimenticato, tuttavia, c'è anche la necessità di uscire dalle secche finanziarie di un Comune - che è in predissesto - e che è sempre nel mirino della Corte dei Conti. «Napoli città autonoma» - come è ricordato nel manifesto con il quale si battezzò l'iniziativa - è ben chiarito il fine politico ma anche amministrativo: «Come primo passo verso una più ampia autonomia il Comune di Napoli deve diventare autonomo dal punto di vista fiscale, in linea con la Costituzione, senza cessare di chiederne l'applicazione e quindi i livelli di servizi omogenei sul territorio nazionale, la perequazione e, quando necessario, interventi speciali per rimuovere gli squilibri economici e sociali e favorire l'effettivo esercizio dei diritti della persona. Dal 2010 i trasferimenti statali ai Comuni sono stati ridotti considerevolmente».

Nello statuto del Comune non è previsto il passaggio a «Napoli città autonoma». Bisognerebbe cambiarlo e per farlo bisogna passare per il Consiglio comunale perché la delibera è stata votata solo dalla giunta. In Aula per la modifica servono i voti dei due terzi dei Consiglieri comunali. Nella sostanza 28, ma de Magistris può contare solo su 22-23 sì. Ecco perché il sindaco parla di referendum. Lo Statuto prevede questo strumento ma solo se consultivo.
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