LEGGI ANCHE 25 aprile, il racconto della partigiana napoletana: «Così ho ingannato i tedeschi»
L'anziana donna ha ricevuto, nel dopoguerra, una croce di guerra per aver salvato dalla prigionia, e forse dalla morte, alcuni suoi concittadini durante le quattro giornate di Napoli del '43, facendo saltare in aria un sidecar tedesco, rimanendo poi ferita a colpi di mitragliatrice durante la fuga.
Una croce andata persa, e che ora lei vorrebbe riavere indietro. «Mi spiace non averla più - racconta - me l'aveva consegnata un generale a via Foria: mi consegnò la croce davanti a tutti i militari nel cortile a testimonianza di quello che era successo il 29 settembre del '43, quando fui ferita dopo aver fatto saltare in aria un sidecar di tedeschi con una bomba a mano. Sono stata tre mesi in ospedale, prima in quello militare, poi al Pellegrini e quindi al Monaldi. Non ho mai ricevuto un'indennità adeguata, nonostante i riconoscimenti per quello che ho fatto, e negli anni ho scritto a tutti, anche a Fanfani. Speravo di poter avere qualcosa per aiutare mia madre, rimasta vedova con nove figli da crescere. Invece niente. Qualche anno fa, poi, consegnai la croce ad una persona che mi promise di interessarsi al mio caso. Non l'ho più visto, e nemmeno la mia croce». In questi anni ha visto l'avvicendarsi di Papi e di tutti i Governi della Repubblica italiana, ha svolto tanti lavori, come barista, lavandaia, sarta, pasticciera, ed anche tornitrice meccanica in un'officina: «Mi piacerebbe incontrare Conte adesso - conclude - mi sembra una brava persona, seria. E spero sempre che chi mi ha portato via la croce, me la restituisca».