Un bimbo morto per mano di chi, al volante, stava giocando on line. Un tragico effetto del disagio giovanile per cui è necessario un rapido intervento del legislatore. Ne è sicura Iside Castagnola, avvocato membro del Comitato media e minori del ministero delle Imprese e del Made in Italy: «È necessaria una stretta alla deriva incontenibile dei social, come avvenuto in Francia».
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Più controlli online?
«Sì, in Italia esiste un regolamento che vieta i social ai ragazzi sotto i 14 anni, in Europa il limite è più alto: a 15 anni.
Quei ragazzi alla guida della Lamborghini però erano maggiorenni.
«Sì, ma in generale dobbiamo evitare che i ragazzini crescano nel mondo virtuale senza sviluppare empatia verso le persone e le emozioni reali. Senza aderenza con la realtà, non c’è rispetto per la vita».
Serve un’educazione al digitale?
«Sì, da fare nelle scuole, e poi un’educazione all’affettività, per sviluppare il rispetto della vita umana fin da piccoli. L’etica della responsabilità nasce dalla consapevolezza e dal dialogo, trasmettendo ai bambini l’esempio del comportamento anche da parte dei genitori».
Come si riesce a dare l’esempio?
«I bambini respirano i comportamenti, prima ancora che le lezioni. Fino all’età della scuola elementari annusano i comportamenti a scuola come in casa».
Come si arriva alle famiglie?
«Le parole d’ordine sono prevenzione, formazione e sicurezza stradale. Per riuscirci, aiutando anche le famiglie, dobbiamo coinvolgere anche le emittenti televisive per trasmettere pillole di media education: ad esempio per spiegare come usare le app per la navigazione sicura dei minori. Servono messaggi di alfabetizzazione digitale, in tv un po’ come faceva il maestro Manzi».
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