Il macabro conto alla rovescia è iniziato. Dopo mesi di ricerche su Marzia Capezzuti, la 29enne scomparsa lo scorso 8 marzo e di cui non si hanno più avuto notizie, è stato ritrovato in un casolare di Pontecagnano Faiano, Salerno,un corpo che parrebbe riconducibile a quello della giovane, originaria di Quarto Oggiaro, Milano.
Marzia Capezzuti, ritrovato un corpo in un casale abbandonato: svolta nel caso della giovane scomparsa lo scorso 8 marzo
A rendere nota la scoperta della procura, che è arrivata sul posto forse su segnalazione, forse attraverso un'intercettazione telefonica, è Chiara Cazzaniga, l'invitata che si è occupata del caso per «Chi l'ha visto?».
Le ultime notizie della giovane, che percepiva la pensione di invalidità, risalgono allo scorso 8 marzo, giorno del suo compleanno. Secondo le testimonianze raccolte dalla procura di Salerno, la ragazza viveva segregata in casa della cognata Barbara, sorella del fidanzato dededuto alcuni anni fa. I rapporti in quella famiglia sarebbero cambiati proprio con la morte del giovane: da quel momento sarebbe iniziato l'inferno per Marzia, «costretta a dormire su un materasso per terra» nella casa della cognata, «chiusa in uno stanzino», «picchiata», «maltrattata». «I capelli tagliati corti con rabbia», il viso e il corpo segnato dai «lividi», i «denti strappati». Un seviziamento continuo a cui pare che Marzia cercò di sottrarsi provando a scappare, ma senza successo.
Su Barbara e il figlio Vito, al momento agli arresti domiciliari, pende l'accusa di omicidio e occultamento di cadavere. La donna nega ogni genere di responsabilità, mentre il giovane si sottrae alle telecamere di «Chi l'ha visto?». Se l'esame del Dna dovesse confermare che si tratti proprio del corpo di Marzia, cadrebbe definitivamente l'ipotesi suggerita da Barbara di «una fuga con un uomo di colore».
L'ipotesi del movente economico
Intanto spunta il movente economico, dal momento che la giovane percepiva una pensione di invalidità e l'omicida potrebbe avere ucciso Marzia e occulatone il corpo proprio con l'obiettivo di percepire la somma di denaro erogata dall'Inps.
L'appello dei genitori di Marzia
«L'idea che hanno trattato mia figlia in quel modo mi fa gelare il sangue – racconta il padre della giovane, Ciro Capezzuti –. Non posso accettare come è stata trattata. Se mi dessero un'arma in mano contro queste persone, io non sparerei perché non sono un assassino. Io non cerco vendetta, ma cerco giustizia». Un appello straziante a cui si unisce anche la madre Laura Vincitore.