Modella rapita, Chloe confessa: «Dovevo farlo innamorare». Ma gli inquirenti le credono, i social no

Modella rapita, Chloe confessa: «Dovevo farlo innamorare». Ma gli inquirenti le credono, i social no
Modella rapita, Chloe confessa: «Dovevo farlo innamorare». Ma gli inquirenti le credono, i social no
di Domenico Zurlo
Martedì 17 Luglio 2018, 18:21
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La storia di Chloe Ayling aveva sconvolto Milano, ma anche l’Inghilterra: la modella britannica, rapita nel luglio dell’anno scorso da due fratelli polacchi (uno già condannato a 16 anni e 9 mesi, per l’altro è stato chiesto il rinvio a giudizio), si è raccontata alla Bbc, in un’intervista in cui confessa per la prima volta come ha fatto a salvarsi la vita.

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Chloe, approfittando della sua bellezza, avrebbe infatti cercato di far innamorare di lei uno dei suoi rapitori. Rapita l’11 lugio, per due giorni fu incatenata mani e piedi in una casa, dopo essere stata drogata con ketamina, spogliata e trasportata da Milano ad una baita in Piemonte, nel bagagliaio di un’auto. Uno dei due fratelli le chiese un riscatto di 300mila euro per non metterla in vendita sul ‘dark web’.

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«Ho pensato che non avrei più visto il mio bambino», ricorda Chloe, letteralmente terrorizzata all’idea di non rivedere più suo figlio, che ora ha 3 anni. La ragazza approfittò della debolezza di uno dei suoi rapitori, che colpito dalla sua avvenenza la corteggiò chiedendole di dormire con lui e di baciarlo. «Gli feci capire che poteva nascere qualcosa tra noi, lui iniziò ad essere eccitato dall’idea e da quel momento non parlava più di altro. Ho capito che dovevo farlo innamorare di me».

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Una versione, quella di Chloe, che è stata creduta dagli inquirenti ma meno dai media e soprattutto dai social network: soprattutto perché al processo un testimone disse di averla vista ridere e scherzare col suo rapitore, in un bar. Certamente un episodio coerente col suo racconto, ma qualcuno non è d’accordo:
«Mi hanno dato della bugiarda, ho chiuso il mio profilo Instagram per i troppi insulti, soprattutto da parte di donne», ha detto amaramente la giovane.
 

 

CHIESTO IL RINVIO A GIUDIZIO Intanto ieri il pm di Milano Paolo Storari ha chiesto il rinvio a giudizio per Michal Konrad Herba, il 37enne di origini polacche arrestato nell'agosto 2017 in Inghilterra ed estradato in Italia lo scorso 22 giugno, accusato di essere il complice del fratello minore Lukasz Pawel Herba nel sequestro. Per l'uomo, che ora si trova in cella a San Vittore l'udienza preliminare si aprirà il prossimo 9 agosto davanti al gup Alessandra Clemente.

Secondo le indagini della Squadra Mobile di Milano, coordinate da Storari, allora in forze alla Dda milanese, la modella venne tenuta segregata tra l'11 e il 17 luglio 2017 e venne infine liberata da Lucasz, definito dagli inquirenti un «mitomane avventuriero» che voleva accreditarsi sul 'deep web' e che è già stato condannato in primo grado a 16 anni e 9 mesi di carcere. Suo fratello, nei cui confronti è appena stato chiesto il rinvio a giudizio, avrebbe acquistato in Polonia l'automobile usata per il sequestro della 20enne e avrebbe partecipato alla richiesta di riscatto, andata a vuoto, al manager e ai familiari della ragazza. In un primo tempo 300 mila e poi scesi a 50 mila dollari.

La cattura di Michal Konrad Herba, avvenuta un mese dopo quella del fratello Lucasz, arrestato lo scorso 18 luglio, è stata resa possibile dallo sviluppo delle attività investigative oltreconfine, supportate dal Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia della Direzione Centrale della Polizia Criminale in raccordo con le unità speciali britanniche e la NCA (Nacional Cryme Agency).

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