Sanremo, romanzo popolare che non può ossessionare

Sanremo, romanzo popolare che non può ossessionare
Martedì 1 Febbraio 2022, 08:00
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Gentile Direttore,
che il festival di Sanremo - che inizia stasera - sia l’evento dell’anno su cui la Rai punta con pervicacia, è un fatto. Legato anche agli ascolti, alla grande operazione annuale di lancio della testata. Quest’anno anche al telegiornale di Rai Uno Amadeus ha fatto capolino per annunciarci ospiti sensazionali, in ultimo Fiorello che ci sarà stasera, con effetti da suspence da spasmodica attesa, con aggiornamenti da bollettini quotidiani. Ma a questi ultimi abbiamo purtroppo già fatto l’abitudine, da due anni a questa parte, a causa del Covid. Bollettini ben più tristi, certo. Ed allora, dobbiamo certo pur svagarci in questi bui tempi, ma che anche il festival non diventi un’ossessione in questa settimana.

Elvira Pierri
Napoli

Cara Elvira,
mi pare difficile che il Festival di Sanremo diventi un’ossessione che, secondo la definizione della Treccani, è «un fenomeno patologico che si manifesta con l’insorgenza di un’idea o di una qualsiasi rappresentazione mentale, che, accompagnata da un sentimento d’ansia, si impone al soggetto in modo insopprimibile, e lo trascina a compiere determinati atti o ad astenersi da altri». Semmai speriamo che alcune sue canzoni diventino un tormentone da cantare in macchina, sotto la doccia come è sempre stato dalla Mille bolle blu di Mina a Nessuno mi può giudicare di Caterina Caselli. O Piazza Grande di Lucio Dalla, Che sarà dei Ricchi e Poveri, Montagne verdi di Marcella Bella. Felicità di Albano e Romina Power, Adesso tu di Eros Ramazzotti o il Caffé nero bollente della Mannoia. Maledetta Primavera di Loretta Goggi è diventata addirittura un modo di dire.

In fondo il vero scopo del grande romanzo popolare di Sanremo è sempre stato regalare una settimane di svago. «Tanto pe’ cantà. Pe’ fa qualche cosa» per dirla con il grande Nino Manfredi. 

Federico Monga

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