Intelligenza artificiale, perché servono regole certe

Domenica 17 Marzo 2024, 06:00 - Ultimo agg. 24 Marzo, 10:10
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Gentile direttore de Core,

sentiamo sempre più spesso parlare di intelligenza artificiale, di nuove tecnologie che miglioreranno la qualità della vita, penso ad esempio alle loro vaste applicazioni nel campo della sanità, delle cure mediche. Dall'altro i conflitti in corso, inEuropa come in Medio Oriente si combattono ricorrendo ad un uso diverso delle medesime tecnologie, a droni, a missili di alta potenza e a quanto pare, alta precisione; potenza e precisione che non evitano tuttavia, le vittime civili. Penso sia importante riflettere sul senso della tecnologia e del progresso, che è tale se serve a migliorare le condizioni di vita delle persone, la cultura, se offre reale possibilità di sviluppo socioeconomico. Se progresso vuol dire uccidere o estendere il proprio dominio, allora penso ne viviamo un'idea sbagliata. Gradirei molto, conoscere il Suo autorevole punto di vista in merito.

Almerico Pagano

Scafati 

Il direttore risponde 

 

Caro Almerico,

il tema da lei sollevato è di strettissima attualità,tanto che non passa giorno che un allarme del genere non venga sposato ai livelli più diversi da enti sovranazionali, istituzioni, esperti, semplici cittadini. Partiamo da una considerazione: le tecnologie, in ogni campo applicate, devono essere di aiuto, sostegno, sviluppo,miglioramento ma senza avere potere (illimitato?) di surroga.I processi, pur così repentini come quello a cui stiamo assistendo, vanno governati, non subiti. Anche i congegni che simulano i processi di intelligenza umana - e stimo parlando in particolare dell’IA, l’Intelligenza artificiale - devono essere sottoposti a norme certe e non elusive.

Va anzitutto segnato il campo di gioco, e le regole con cui bisogna muoversin el suddetto campo. Ciò che ha fatto il Parlamento europeo, mercoledì scorso, con l'approvazione dellaprima legge al mondo in materia. Vengono così proibiti in generale i sistemi che comportano un rischio inaccettabile per i diritti fondamentali, inclusi quelli - ad esempio - che riconoscono le emozioni in ambiente lavorativo e scolastico.In più sono previsti obblighi di trasparenza per modelli come ChatGtp, tra i quali spicca il rispetto della legge sul copyright che è la più violata in assoluto - il furto della proprietà intellettuale è reato odioso quanto sommamente praticato dal web. Insomma,una regolamentazione ad ampio spettro che se non ci mette definitivamente al riparo da un uso distorto dellenuove tecnologie nella giungla che crescerà, almeno delinea il perimetro in cui è lecito agire, e dunque definire pratiche e atteggiamenti illeciti.Basterà? Non credo, ma è giusto ritenere quella dell’Europa una sostanziale presa d’atto di quanto sia gigantesca la questione. Non come accadutonell’universo digitale in cui pochi eletti hanno goduto della massima libertà a vincoli zero. Da un lato armonia tra diritti e quindi regolamentazione, dall'altro totale assenza di regole: sono concetti - caro Almerico - con cui abbiamo a che fare nella nostra quotidianità anche quandonon ne siamo totalmente coscienti. La bilancia dovrà pendere per la prima, benché la seconda spesso incomba sulle nostre teste.

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