Perché non mi scandalizzo se Geolier va all'Università

di Mariella Riccio
Domenica 18 Febbraio 2024, 10:00 - Ultimo agg. 25 Febbraio, 08:30
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Gentile Direttore de Core, premetto che non ho nulla contro Geolier e la sua musica. Che a me non piaccia come artista è fatto personale e di gusti musicali. E non mi unisco al coro dei critici che hanno discusso per giorni se fosse “lecito” cantare in dialetto napoletano al Festival di Sanremo. Si tratta di canzoni, non possiamo farne questione di Stato. Ciò che a me non va, invece, è la “santificazione” del personaggio che, a Napoli, è cominciata insieme al dibattito su “pro e contro Geolier”. Non credo che l’immagine di Geolier sia rappresentativa della gran parte della gioventù napoletana, sia quella che eccelle negli studi, sia quella che cerca di sbarcare il lunario come sa e come può. Ma vederlo premiato dal sindaco Manfredi a tambur battente e addirittura invitato dal rettore Lorito all’Università Federico II (che ha compiuto 800 anni di vita) mi pare eccessivo! Cosa deve “insegnare” Geolier agli studenti di Napoli? Davvero un mistero!

 Mariella Riccio

 Napoli 

Il direttore risponde 

 

Gentilissima Mariella,
mi consenta anzitutto di salutare, attraverso di lei, la platea dei lettori del Mattino: siete, siamo una luminosa comunità. E di ringraziare Marilicia Salvia, che dall'avvio della mia direzione ha saputo dialogare con i lettori in maniera franca, schietta, stabilendo una straordinaria empatia, che cercherò quanto meno di non dilapidare.

Veniamo al dunque: Geolier. Il palcoscenico che si è conquistato, e non solo a Napoli. Il blitz sanremese, con la musica che gli è propria, senza snaturarla, senza snaturarsi. Cara Mariella, le confesso: non posso dire di essere un seguace di Geolier, perché il mio bagaglio personale contiene altri autori, altre storie. Altra cultura, ecco. Ma devo dire che la vicenda umana di Emanuele mi affascina, così come non posso dirmi esente da un certo grado di attrazione che i rapper suscitano (anche) in me, un cinquantenne maturo cresciuto a pane, De Gregori, Dalla e Pino Daniele. Dico questo perché la capacità del panorama artistico partenopeo di essere all'avanguardia credo sia unica al mondo. Purtroppo (e ribadisco purtroppo) Napoli non sa avere un atteggiamento laico verso i fenomeni che produce: preferisce creare idoli, nel bene e nel male, attraverso i quali poi cercare lo scontro in una perversa logica manichea. Essere a favore o contro. Geolier può non piacere, può anche rappare in un dialetto poco incline all'ortodossia, ma - per restare al suo quesito - non mi scandalizza che venga ospitato dalla Federico II per parlare con gli studenti della sua esperienza. Della sua musica. Della sua realtà. Che è una delle tante di Napoli, oltre quegli steccati che facciamo di tutto per alzare anche quando dichiariamo di volerli abbattere. Ps: del razzismo, manifesto o latente, non parlo. Non vale la pena spendere una parola di più per tanto squallore, tanta miseria umana. 

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