Lisa Marzoli: «Mia madre licenziata per farmi nascere. Una consuetudine diffusa ancora oggi»

Lisa Marzoli: «Mia madre licenziata per farmi nascere. Una consuetudine diffusa ancora oggi»
Lisa Marzoli: «Mia madre licenziata per farmi nascere. Una consuetudine diffusa ancora oggi»
di Franca Giansoldati
Venerdì 19 Luglio 2019, 12:49 - Ultimo agg. 20 Luglio, 16:57
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«Una donna italiana su quattro è purtroppo ancora costretta a scegliere tra la propria professione e la maternità. Le mamme che lavorano ricevono pochi, pochissimi aiuti. Ecco perchè il tasso di denatalità nel nostro Paese è così basso e continua ad abbassarsi sempre di più». Lisa Marzoli nuova conduttrice della Vita in Diretta Estate si fa paladina dei diritti delle donne lavoratrici. Non solo spezza una lancia per l'istituzione degli asili aziendali che permetterebbero più serenità alle mamme impiegate, ma solleva anche la pratica delle dimissioni in bianco in caso di gravidanza. Un fenomeno sommerso, assai diffuso soprattutto nelle piccole realtà. «Vengono fatte firmare alle ragazze - al momento dell'assunzione - le dimissioni in bianco. Quei fogli vengono poi tirati fuori al momento in cui queste comunicano ai propri datori di lavoro che aspettano un bambino. Al Sud è ancora diffusa questa pratica».

Una battaglia che Lisa porta nel cuore e ha fatto sua forse per ragioni biografiche. La sua mamma Ornella, quarant'anni fa, era impiegata in una azienda di Pescara che ha dovuto lasciare quando ha saputo che la aspettava. «La mia mamma ha sempre raccontato questo episodio legato alla mia nascita con il sorriso sulle labbra ma è chiaro che la sua gravidanza per certi versi è stata fonte di dispiacere. Al quarto mese, quando il pancione cominciava ad essere pronunciato e si notava, è stata messa alla porta. Diventando mamma ha perso il suo lavoro. E' chiaro che nascondere la gravidanza per alcuni mesi la ha messa a disagio, facendole provare un senso di vergogna. Mi è sempre rimasta impressa questa narrazione. La vedevo, la immaginavo. Certo, era felice di mettermi al mondo ma non poteva scegliere».

E poi che è accaduto?

«Che è stata licenziata e poi sono nata io. I miei genitori erano felici del bambino che stava arrivando ma forse mia mamma avrebbe voluto continuare a lavorare. Cosa che ha tentato di fare successivamente sebbene abbia impiegato ben 10 anni prima di ritrovare un impiego vincendo un concorso pubblico. Ecco, questo aspetto mi ha sempre fatto riflettere. La cosa incredibile è che 40 anni dopo la pratica delle dimissioni in bianco è più diffusa di quanto non si possa credere nel settore privato».

A volte le mamme lavoratrici devono abbandonare il lavoro anche perchè non riescono a conciliare due mondi...

«I dati sono altissimi anche in questo caso. L'Italia rispetto a altri Paesi europei resta un fanalino di coda in fatto di aiuti. Ci sono aziende che iniziano ad aprire all'interno delle nursery o cose simili. E' provato che le mamme che vi lavorano producono di più e sono più serene. Dovrebbe essere obbligatorio per legge o almeno si potrebbe prevedere per gli enti pubblici».

In Rai c'è un asilo all'interno?

«Non che io sappia. So che erano state raccolte delle firme anni addietro ma poi la cosa si è arenata».

E lei che ha una bambina piccola come fa?

«In genere ci si arrangia con i nonni, cosa che io non ho potuto fare perchè nel mio caso abitano tutti lontano. Ho risolto il problema con una tata ma è una cosa che non tutte possono permettersi. Se le lavoratrici sono precarie, per esempio, non sempre hanno abbastanza risorse da destinare ad una collaboratrice fissa. In Italia siamo davvero indietro ad aiuti alla maternità. Spero che mia figlia possa trovare, crescendo, una situazione migliore».

 

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