Di fronte a decine di leader arabo-islamici riuniti in Arabia Saudita, l'Iran ha alzato i toni della retorica contro Israele, ribadendo la necessità di cancellare lo Stato ebraico dal Medio Oriente, e ha mantenuto alta la posta negoziale con gli Stati Uniti, accusando Washington di fornire il carburante all'offensiva israeliana sulla Striscia di Gaza. La condanna a Israele è stata unanime al vertice di Riad, che si è chiuso con una richiesta al Consiglio di Sicurezza dell'Onu di adottare una «risoluzione vincolante» per porre fine «all'aggressione» nella Striscia.
Raisi: soluzione è creare lo Stato palestinese
Respingendo la tesi dell'autodifesa invocata dallo Stato ebraico, ma spaccandosi sulla linea dura invocata da Teheran sulle sanzioni.
Medio Oriente, il presidente iraniano a Riad: decisione ferma su Palestina
L'avvertimento di Nasrallah
A Riad Raisi ha invitato i leader arabo-islamici a «decidere da che parte stare», ad «armare i palestinesi», a definire l'esercito israeliano «un'organizzazione terroristica», ad «applicare sanzioni e un boicottaggio energetico contro Israele», a «inviare ispettori internazionali presso gli impianti nucleari israeliani» e a portare di fronte al tribunale internazionale dell'Aja gli Stati Uniti e Israele per i crimini commessi a Gaza. Mentre il presidente palestinese Abu Mazen ha dichiarato che il suo popolo è «sottoposto a una guerra di sterminio che ha oltrepassato tutte le linee rosse». Alle parole di Raisi da Riad hanno fatto eco quelle di Hassan Nasrallah, leader degli Hezbollah libanesi filo-iraniani. Nel suo secondo discorso dal 7 ottobre, Nasrallah ha ribadito che il fronte di guerra dal sud del Libano contro il nord di Israele «rimane aperto» e che negli ultimi giorni il Partito di Dio ha gradualmente alzato il tiro dello scontro, inviando «droni spia sui cieli di Haifa» e impiegando armi più potenti. Il leader di Hezbollah ha poi detto in maniera ancora più esplicita che l'Iran sostiene politicamente e concretamente tutti i movimenti di resistenza anti-israeliana nella regione «con denaro, armi, mezzi», ribadendo però che Teheran non impone a questi gruppi in Libano, Iraq, Yemen e Siria le proprie scelte.
A Riad il vertice della Lega araba su Gaza, arriva anche l'Iran
Il tema Gerusalemme est
A proposito del fronte di guerra regionale, il leader sciita libanese si è rivolto agli Stati Uniti affermando che i gruppi armati in Medio Oriente continueranno a colpire obiettivi americani in Siria e Iraq fino a quando «non cesserà l'aggressione su Gaza». Dal canto suo, il principe ereditario bin Salman ha parlato con toni assai meno accesi nei confronti di Israele e degli Stati Uniti. Mbs, che prima del 7 ottobre era lanciato verso un accordo storico con Israele, ha chiesto l'immediata cessazione delle operazioni militari a Gaza e il rilascio di tutti i prigionieri. Il leader di fatto saudita ha poi riesumato i punti del piano di pace proposto da Riad 21 anni fa a Beirut: l'unica strada, ha ribadito, è «la fine dell'occupazione israeliana e degli insediamenti illegali, il ripristino dei diritti acquisiti del popolo palestinese e la creazione dello Stato nei confini del 1967, con Gerusalemme Est come capitale». Richiesta formalizzata nel comunicato finale del summit, in cui si respinge l'ipotesi di una separazione tra Gaza e Cisgiordania. I sauditi hanno anche criticato i «doppi standard» della comunità internazionale nella risposta alla guerra, che avrebbero permesso a Israele di violare il diritto internazionale. Allo stesso tempo i padroni di casa del vertice sono rimasti cauti quando si è ragionato di ritorsioni vere e proprie. Una linea morbida condivisa con Paesi come Emirati Arabi Uniti e Bahrein, che hanno normalizzato i rapporti con Israele nel 2020, e che non a caso hanno respinto le proposte (dell'Iran, ma non solo) di interrompere le forniture di petrolio allo Stato ebraico e ai suoi alleati.