Ebrahim Raisi, che oggi ha tuonato contro Israele al vertice della Lega araba a Riad, è il presidente dell'Iran. Eletto il 18 giugno 2021, sessantaduenne, è il tredicesimo presidente della Repubblica islamica. È capo del sistema giudiziario conservatore e ha vinto al primo turno le presidenziali diventando così il successore di Hassan Rohani. Ebrahim Raisi è nato il 14 dicembre 1960 a Mashhad, la città santa sciita nel Nord-Est del paese: suo padre, Seyed Haji, morì quando Ebrahim aveva solo 5 anni.
Ebrahim Raisi, il presidente iraniano al vertice della Lega Araba a Riad
Ebrahim Raisi, discepolo di Ali Khamenei
Delfino e discepolo della Guida suprema Ali Khamenei, vicino da sempre ai vertici dei Pasdaran e degli altri gangli controllati dai conservatori, Raisi proviene come il suo mentore dalla comunità religiosa della città settentrionale di Mashad, dove ha diretto per tre anni, dal 2016 al 2019, l'imponente fondazione economico-religiosa del santuario dell'Imam Reza. Raisi è reduce da quattro decenni all'interno del sistema giudiziario, in cui è entrato nel 1981.
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Ebrahim Raisi, la lotta alla corruzione
Raisi ha coperto per lungo tempo posizioni di rilievo dal 1989 in poi, quali procuratore di Teheran, capo del Tribunale speciale per il clero, sino a diventare capo del sistema giudiziario dal 2019. Negli ultimi anni Raisi si è calato nel ruolo di paladino della lotta contro la corruzione endemica che ha minato l'economia iraniana ma non ha, contrariamente a quanto ha affermato in campagna, posto fine alle procedure giudiziarie contro giornalisti ed esponenti della società civile. Nel corso dell'ultima campagna elettorale Raisi ha continuato a cercare il voto giovane, dicendosi dispiaciuto delle carenze della banda larga che impediscono le attività dei gamers, ma fiero dei suoi milioni di follower su Instagram. In tutte le sedi internazionali ha assunto forti posizioni anti-Israele che reputa una «organizzazione terroristica».