Caivano, la bimba violentata scrive alla sua mamma: «Quanto mi manchi...»

Una lettera inviata dalla casa famiglia la piccola trasferita lì dopo lo stupro

ll murales di Caivano dedicato alle bimbe violentate
ll murales di Caivano dedicato alle bimbe violentate
di Maria Chiara Aulisio
Venerdì 29 Dicembre 2023, 23:03 - Ultimo agg. 30 Dicembre, 15:33
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«Cara mamma, da quando mi hanno allontanato da te mi sento sola, ogni giorno penso a quando ci divertivamo io e te e a quanto mi mancano quelle giornate passate insieme ai miei fratelli. Mi manca anche il babbo, mi manca tutto e mi sento morire. Vorrei uscire e incontrarvi, ormai sono mesi che non vi sento ma nessuno potrà prendere il vostro posto perché siete due bravi genitori, mi avete insegnato il rispetto e l’educazione. Comunque non vi preoccupate, basta che qui mi trovo bene, però non vedo l’ora di tornare tutti insieme. Vi voglio bene e lo sapete». Poche righe scritte a penna cariche di tristezza e di malinconia. La firma è di una delle due bambine abusate la scorsa estate a Caivano, la più grande, trasferita in una casa famiglia nei giorni successivi alla tempesta mediatica che travolse il parco Verde subito dopo la denuncia dello stupro da parte delle famiglie delle piccole vittime. 

Ancora una volta a scendere in campo è Angelo Pisani.

L’avvocato napoletano segue la vicenda da quando la madre di una delle due ragazzine ha scelto di affidarsi a lui per la tutela legale: «Quella lettera mi ha fatto il cuore a pezzi, purtroppo non so più che cosa fare: sono settimane che la madre chiede disperatamente di incontrare la figlia, almeno a Natale sperava in un briciolo di comprensione, invece niente, neanche una telefonata. Le hanno negato perfino il permesso di mandarle un regalo. No, francamente non riesco a capire il perché di tanto accanimento nei suoi confronti».

Facciamo un passo indietro e ripercorriamo le fasi di una vicenda che ha preso il via lo scorso ottobre quando Palma, la mamma di una delle due cuginette abusate, lanciò un appello accorato a “chiunque vorrà - e potrà - aiutarmi”. Dal giorno in cui, prima la ragazzina vittima del branco, e poi anche gli altri due figli minori, su decisione del Tribunale, sono stati affidati alle case famiglie, la donna - nonostante le ripetute istanze presentate dall’avvocato - non è mai riuscita ad avere anche un solo contatto. A nulla sono servite lacrime e proteste, interviste tv e carte bollate: la risposta dei giudici è stata sempre assolutamente negativa. Ora a tirare fuori tutto il suo malessere è la bambina, l’anello più fragile della catena, meno di quattordici anni, una vita vissuta al parco Verde, il dramma dello stupro e il desiderio di rivedere genitori e fratelli: «Come si può non darle ascolto? È vero che sua madre in passato ha avuto problemi di alcol ma è anche vero che oggi non beve più, ha lasciato Caivano e sta seguendo un percorso terapeutico al Sert». L’avvocato Pisani ci riprova: «Questa donna ha diritto a una seconda opportunità e nessuno dovrà negargliela. Spero che almeno l’appello della piccola non venga ignorato: ha già sofferto troppo, non ha bisogno di traumi ulteriori». Intanto mamma Palma non molla e con tenacia va avanti per la sua strada determinata a ricostruire la sua famiglia: «Mettetemi alla prova, sono qui e voglio dimostrare a tutti che sono davvero cambiata. Vi prego, ditemi di sì: fatemi rivedere i figli miei, mi basta pure una telefonata, ho bisogno di sentire la loro voce, non voglio che si convincano di essere stati abbandonati. Natale è passato, posso fare a tutti e tre gli auguri di buon anno?».

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Va detto, però, che se i giudici continuano a negarle ogni contatto con i suoi ragazzi ci saranno delle ragioni ma anche su questo la donna ha le idee chiare. «Non mi permetto di fare valutazioni e rispetto fino in fondo ogni decisione del Tribunale, ci mancherebbe altro. Però so bene che esistono gli incontri “protetti”, quelli in cui genitori e figli si vedono in presenza di altre persone, pure ai carcerati è concesso abbracciare i propri familiari. Ma poi c’è un’altra domanda alla quale mi piacerebbe avere risposta: perché non posso vedere nessuno dei tre? Capisco che ci sono ancora accertamenti in corso per la brutta storia di Caivano, ma riguardano solo una dei miei figli. E gli altri due? Perché non posso incontrarli? Anche l’autorizzazione per spedire i regali di Natale mi è stata negata. Forse ho sbagliato in passato ma ora vi assicuro che sono una brava mamma».

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