Bradisismo nei Campi Flegrei, i due piani che «innescano» le scosse

Ecco i luoghi che regolano il sollevamento

Solfatara
Solfatara
di Mariagiovanna Capone
Mercoledì 27 Dicembre 2023, 10:08 - Ultimo agg. 28 Dicembre, 09:40
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I terremoti non sono avvertiti dalla popolazione da almeno due mesi, i bollettini dell'Osservatorio Vesuviano confermano che la velocità del sollevamento del suolo è notevolmente diminuita, e solo da pochi giorni è lievemente aumentata. Un Natale all'insegna della calma per i cittadini dei Campi Flegrei dopo un'estate ballerina, ma che di certo non indica che il processo bradisismico sia terminato e sia iniziata la fase di subsidenza. La ricerca continua e il 2023 con la sua intensa attività sismica (dall'inizio dell'anno ci sono stati 6.050 terremoti) ha dato informazioni utili per confermare e affinare alcune teorie sulla complessa dinamica in atto. L'ultimo studio porta la firma di un gruppo di ricerca che già a giugno aveva dato spazio a interessanti considerazioni, ma che ora entra nel vivo con «Evolution in unrest processes at Campi Flegrei caldera as inferred from local seismicity» pubblicato su Earth and Planetary Science Letters. Autori sono Stefania Danesi, Nicola Alessandro Pino e Stefano Carlino dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, e Christopher R.J. Kilburn del Department of Earth Sciences dell'University College di Londra, i quali ipotizzano la presenza di due livelli poco permeabili nella crosta dei Campi Flegrei in grado di regolare il sollevamento del suolo e la sismicità osservati negli ultimi 40 anni.

Alla base della ricerca c'è il gran numero di dati scientifici raccolti fin dalla crisi bradisismica 1982-84. In particolare, gli studiosi hanno analizzato la distribuzione degli eventi sismici e dell'energia che questi hanno rilasciato: ciò che emerge è che quest'ultima si concentra principalmente in prossimità di due livelli (superfici di separazione tra rocce con proprietà fisiche e chimiche diverse) situati rispettivamente a circa 3 e a 1-1,5 chilometri di profondità. Entrambi hanno un ruolo chiave sulla circolazione dei fluidi all'interno del sistema geotermico del vulcano. «Il livello più superficiale previene almeno in parte la dispersione dei fluidi idrotermali verso la superficie, fluidi che hanno un ruolo significativo nell'innesco della sismicità», ha precisato Carlino. Quello sottostante, invece, coincide con una zona di transizione fragile-duttile lungo la base del sistema: sopra, le pressioni dei pori sono idrostatiche e la crosta si comporta in modo elastico-fragile; al di sotto del livello più profondo, invece, le rocce passano da un comportamento fragile, cioè sono soggette a rottura determinando i terremoti, a uno duttile, in cui si deformano plasticamente senza rompersi. «Qui avviene il processo di accumulo di fluidi e/o di magma che determinerebbe l'aumento di pressione e il sollevamento della caldera.

L'innalzamento potrebbe continuare fino a quando lo stiramento della crosta consentirà il maggiore deflusso di gas in superficie, con conseguente depressurizzazione della sorgente del sollevamento, come pensiamo sia avvenuto durante la fase terminale della crisi bradisismica del 1982-84, iniziata con lo sciame del primo aprile 1984» ha affermato Pino.

A differenza del periodo 1982-84, durante l'attuale fase di sollevamento iniziata dal 2005 la sismicità è concentrata maggiormente nel settore orientale di Pozzuoli, al di sotto dell'area Solfatara-Bagnoli. «Questo suggerisce che, negli ultimi anni, la risalita di fluidi di origine magmatica, con conseguente indebolimento delle rocce, sia avvenuta quasi esclusivamente in questo settore della caldera, dove il nostro studio ha evidenziato un innalzamento della profondità della transizione delle caratteristiche delle rocce da fragili a duttili», ha aggiunto Danesi.

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Secondo Kilburn, inoltre, «gli innalzamenti del suolo nei Campi Flegrei nelle ultime decadi favoriscono lo stiramento e l'eventuale rottura parziale della crosta. Questo processo facilita il passaggio dei fluidi accumulati nel sottosuolo e quindi una perdita di pressione in profondità». Il monitoraggio dell'attività dei Campi Flegrei nel prossimo futuro potrà indicare se gli sciami sismici degli ultimi mesi rappresentino o meno l'inizio di questa fase. Secondo gli autori «il sollevamento continuo può quindi persistere fino a quando la fratturazione della crosta poco profonda consente tassi più rapidi di rilascio di gas e depressurizzazione della fonte di pressione».
 

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