Sarà demolito nelle prossime settimane l'edificio abusivo di via Ilaria Alpi. Un manufatto composto da sei abitazioni, sorto su un terreno agricolo nel lontano 1993. La querelle amministrativa e giudiziaria è andata definitivamente in archivio con la sentenza della Corte d'Appello e ora il Comune - che dovrà curare le fasi di sgombero e demolizione - potrà usufruire dei 101mila euro ottenuti dalla Cassa depositi e prestiti. Un importo di non poco conto che l'ente cittadino - ancora alle prese con il dissesto finanziario - addebiterà successivamente ai titolari.
La Corte d'Appello ha chiarito i motivi per cui gli autori degli abusi non hanno potuto beneficiare del condono edilizio. E lo ha fatto richiamando un precedente pronunciamento della Corte di Cassazione.
«Non è ammissibile la richiesta di condono edilizio quando la richiesta di sanatoria sia presentata frazionando le unità immobiliari in plurimi interventi edilizi - sottolineano i giudici della suprema Corte - è illecito l'espediente di denunciare fittiziamente la realizzazione di plurime opere non collegate tra loro, quando invece le stesse risultano finalizzate alla realizzazione di un unico manufatto».
La zona di via Ilaria Alpi, ex via Galeota, è segnata dalla presenza di numerosi immobili abusivi.
Alcuni proprietari hanno vinto un ricorso in sede di giustizia amministrativa. Tar e Consiglio di Stato hanno sentenziato che l'iter promosso dal Comune, relativo alle notifiche per gli abbattimenti e agli sgomberi, è stato espletato in un arco temporale troppo lungo e che nel frattempo gli uffici dell'ente avevano vagliato la possibilità di concedere la sanatoria.
I giudici - in altri pronunciamenti - avevano tuttavia ribadito che gli abusi edilizi restano e che per tali casi non ci si può avvalere della prescrizione. Per attuare il piano di sgombero e la successiva demolizione o utilizzo per fini sociali del complesso residenziale, il Comune di Marano dovrebbe rifare ex novo le procedure amministrative e notificarle nuovamente agli occupanti, che da tempo attendono risposte chiare dalle istituzioni.