C'era chi aveva il conto aperto con lo spacciatore, mentre il gruppo gestiva un giro di truffe online grazie alle carte prepagate. È quanto emerge dalle indagini condotte dagli agenti del commissariato di polizia di Pompei e della Squadra Mobile di Napoli, coordinate dalla Procura di Torre Annunziata, con 20 indagati, di cui 2 finiti in carcere. Diversi «clienti» - hanno ricostruito gli investigatori - avevano una sorta di conto con il loro spacciatore, dal quale «scalare» periodicamente il debito per l'acquisto della droga.
L'attività tecnica di accertare I'esistenza di un'articolata associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio di denaro, profitto di truffe informatiche, promossa e organizzata dagli indagati, insieme ad altri soggetti, con sede a Pompei. Le conversazioni monitorate evidenziavano, in particolare, come alcuni degli indagati coinvolti nell'attività di spaccio di sostanze stupefacenti si dedicassero con sistematicità al reclutamento dei cosiddeti «spicciatori», soggetti ai quali fare attivare carte Postepay Evolution sulle quali confluivano ingenti somme di denaro provenienti da carte prepagate di numerosi istituti bancari italiani e stranieri. Sotto la supervisione costante degli indagati - che spesso accompagnavano personalmente gli spicciatori all'atto dell'incasso - venivano ritirate dai soggetti intestatari delle carte Postepay nelle ore immediatamente successive al loro accredito con il fine di ostacolare l'identificazione della loro provenienza.
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II flusso di denaro era legato ad un numero rilevantissimo di frodi informatiche perpetrate sul'intero territorio nazionale, il cui profitto, dopo un giroconto, funzionale al «riciclo», su carte prepagate di primo livello» accese presso istituti bancari italiani e stranieri, confluiva sulle postepay. Il denaro, ritirato presso gli sportelli automatici e presso gli uffici postali, veniva consegnato dagli «spicciatori» ai «reclutatori», ai quali veniva corrisposto un compenso di circa 50 euro ogni 1000 euro ritirati.