Game over. Entro la fine dell’anno il «Grand Hotel La Sonrisa» dovrà cessare qualsiasi attività. Il countdown imposto dall’amministrazione comunale di Sant’Antonio Abate è iniziato e i tempi sono davvero strettissimi come annuncia il sindaco Ilaria Abagnale.
Il «Castello delle Cerimonie», reso famoso dal reality di Real Time, il regno dei matrimoni e delle feste, ha ricevuto in queste ore la comunicazione circa «l’avvio delle procedure per la revoca delle licenze che porteranno alla cessazione delle attività alberghiera e di ristorazione che avverrà entro fine dicembre 2024». Un mese fa l’amministrazione aveva già avviato l’acquisizione del bene su cui pende una sentenza della Cassazione dello scorso 15 febbraio per lottizzazione abusiva. Ora questa procedura fa segnare un nuovo punto di svolta, si va verso la revoca delle autorizzazioni tanto più che la «Sonrisa» continuava a ricevere prenotazioni per gli eventi.
Il verbale
«A seguito di un verbale, di un preciso atto di indirizzo della giunta comunale agli uffici e dopo la recente interlocuzione con la prefettura di Napoli – spiega Ilaria Abagnale – sono state avviate tutte le procedure in vista della completa acquisizione a patrimonio comunale del complesso immobiliare e dei terreni per oltre 40mila metri quadrati, già di proprietà del Comune di Sant’Antonio Abate in virtù di una sentenza passata in giudicato che sancisce la lottizzazione abusiva compiuta in quell’area, sentenza che ora l’Ente comunale sta eseguendo».
Nell’albergo dove ogni eccesso è possibile e dove ogni eccentricità è consentita, le sale saranno spogliate di arazzi, affreschi, troni, decorazioni e gigantografie di don Antonio Polese, patron defunto della Sonrisa. In sostanza, è la tesi del Comune, trattandosi di «aree lottizzate acquisite di diritto al patrimonio disponibile del Comune e prive di conformità urbanistica», non è possibile «il rilascio e il mantenimento delle autorizzazioni all’esercizio dell’attività commerciale» che, precisa il sindaco, «pur esercitata in virtù di una regolare autorizzazione, necessita, per l’intera sua durata di svolgimento, della perdurante regolarità sotto il profilo urbanistico-edilizio dei locali in cui essa viene espletata». Venuto meno questo presupposto per «la sussistenza di abusi edilizi», l’attività di accoglienza e ristorazione non può più essere consentita. Da qui la revoca delle autorizzazioni.
La riconversione
Insomma se i luoghi sono stati ritenuti abusivi, al loro interno non si possono svolgere più le attività destinate al pubblico. Questo il procedimento spiegato dall’amministrazione che intende riconvertire l’albergo e il ristorante a fini sociali a disposizione della comunità. Entro 15 giorni, fa sapere il sindaco, «gli ex titolari del bene e attuali occupanti sine titulo avranno possibilità di presentare controdeduzioni». Successivamente, di concerto con la prefettura e la procura generale di Napol, sarà stabilito un cronoprogramma per arrivare in breve tempo alla completa acquisizione del bene a patrimonio comunale».