Spacciatore ucciso e bruciato in auto per la droga non pagata: due arresti

Svolta dopo tre mesi di indagini: l'uomo ammazzato dopo una lite

Vincenzo Iannone
Vincenzo Iannone
di Ferdinando Bocchetti
Giovedì 5 Ottobre 2023, 07:44
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Ucciso per una partita di droga non pagata. Per l'omicidio di Vincenzo Iannone, il 47enne pusher trovato morto all'alba del 16 luglio in una stradina periferica della città, sono finite in manette due persone: Vittorio Principe, 49 anni, e Sabatino Sorrentino, 55 enne. Entrambi di Marano, sarebbero stati - secondo quanto ricostruito dagli inquirenti - clienti abituali di Iannone. L'uomo sarebbe stato ammazzato al culmine di una lite, innescata dal mancato pagamento di una partita di droga (un debito di poche centinaia di euro), con un'arma da taglio e oggetti contundenti. Il corpo del piccolo spacciatore sarebbe stato in seguito caricato su una Hyundai data alle fiamme in via Pigno. Principe e Sorrentino sono accusati, a vario titolo, di omicidio e distruzione di cadavere.

Delitto aggravato dal metodo mafioso, benché gli indagati non siano ritenuti organici alle cosche criminali. La svolta nelle indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli (pubblico ministero Giuseppe Visone) e condotte dai carabinieri della compagnia di Marano e dal nucleo investigativo di Castello di Cisterna, è arrivata dopo circa tre mesi.

Principe avrebbe materialmente ammazzato Iannone e avrebbe poi dato fuoco all'automobile con l'aiuto di Sorrentino. I due sarebbero stati immortalati anche dalle telecamere di un distributore di carburanti non lontano dal luogo del ritrovamento del corpo senza vita di Iannone.

Il cadavere del pusher, figlio di un ex dipendente comunale, era stato rinvenuto dai militari intorno alle 6 del mattino al civico 6 di via Pigno, in un tratto di strada coperto da una fitta vegetazione ma costeggiato da ville e appartamenti in cui sono installati svariati sistemi di videosorveglianza. Le immagini registrate dalle telecamere, finite al vaglio dei carabinieri, avevano fatto luce fin dalle prime battute su diversi particolari. Anche la responsabilità di almeno uno degli indagati era apparsa alquanto chiara. Principe, infatti, era stato sottoposto a una perquisizione sfociata nel sequestro di abiti e cellulare ed era finito nel registro degli indagati per omicidio volontario. Il materiale sequestrato nella sua abitazione era stato poi inviato al laboratorio del Ris di Roma. I rilievi tecnici hanno fugato anche gli ultimi, residui dubbi da parte degli inquirenti.

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Vincenzo Iannone, già noto alle forze dell'ordine e molto noto nel centro storico di Marano, era finito sotto la lente di ingrandimento della giustizia diversi anni fa. Gestiva una rosticceria, all'interno della quale sarebbe stata esercitata anche una fiorente attività di spaccio di stupefacenti. Chi lo ha ucciso, invece, sarebbe un consumatore abituale di crack. Per gli inquirenti il caso è chiuso. Non ci sarebbero, insomma, altre persone coinvolte in qualche modo nella vicenda.
 

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