Vesuvio, sciame sismico nel cratere: 27 scosse con epicentro in superficie

Il direttore dell'Osservatorio: «Ma non c'è evidenza di risalita del magma»

Il cratere del Vesuvio
Il cratere del Vesuvio
di Mariagiovanna Capone
Lunedì 19 Dicembre 2022, 23:04 - Ultimo agg. 21 Dicembre, 08:30
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Uno sciame sismico di bassissima energia ha interessato il Vesuvio per tutta la serata di domenica. A iniziarlo è stato l’unico evento avvertito dalla popolazione, registrato dall’Osservatorio Vesuviano alle 20.50, che ha raggiunto magnitudo di durata pari a 2.5, con epicentro nella zona craterica Nord-Est del vulcano e una profondità di meno di 400 metri.

A questo evento ne sono seguiti altri 25 fino alle 22.07, di cui il più alto ha raggiunto magnitudo di durata 1.0 con epicentro sempre in area craterica ma verso Sud-Ovest e una profondità di 250 metri. Alle 5.29 invece un’altra lieve scossa in area craterica di magnitudo durata 1.2 e ipocentro a 200 metri di profondità.

Tranne due minuscole scosse (intorno alla magnitudo zero) a circa due chilometri di profondità, tutti gli eventi sono stati registrati in superficie: proprio la superficialità e la bassa energia degli eventi indicherebbero che siamo di fronte a fenomeni di subsidenza delle rocce che compongono il cono vulcanico e non di scosse riconducibili allo spostamento di magma (in questo caso soprattutto la profondità sarebbe stata nettamente maggiore) o fluidi. A confermarlo è il direttore dell’Osservatorio Vesuviano Mauro Antonio di Vito: «Questa dinamica, che va avanti così già da diversi anni, è legata alla subsidenza. Non ci sono evidenze di risalita magmatica e tutti gli altri parametri sono nella norma, così come pure la sismicità è nella norma in termini di energia rilasciata nel tempo, cioè non mostra significative variazioni». 

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Gli epicentri sono anche stavolta tutti addensati intorno all’area craterica, con profondità sempre al di sotto di un chilometro (tranne due scosse di magnitudo zero con ipocentro a due chilometri di profondità) ma sostanzialmente dell’ordine di 100-200 metri. Energia e localizzazione confermerebbero che siamo di fronte a fenomeni legati alla subsidenza dell’edificio vulcanico, come conferma anche il direttore di Vito. Le rocce di cui è composto il Vesuvio, principalmente sotto il peso della gravità ma anche per altri fenomeni non vulcanologici, cambiano con il tempo la propria caratteristica reologica, compattandosi e creando delle contrazioni tali da far registrare alle strumentazioni dell’Osservatorio Vesuviano questi sciami. «Ci sono studi che correlano questi episodi alla pioggia, però potrebbero essere anche condizioni di pressione a provocarli» aggiunge di Vito. «Si tratta di sistemi sempre in disequilibrio e il fattore scatenante potrebbe essere anche esterno».

Anche i dati delle deformazioni del suolo registrati con la rete permanente GNSS (Global Navigation Satellite System) contenuti nell’ultimo bollettino sottolineano che «non si evidenziano deformazioni del suolo imputabili a fenomeni vulcanici» mentre solo le stazioni «ubicate nella parte alta dell’edificio vulcanico mostrano una significativa subsidenza e spostamenti orizzontali coerenti con una fase di contrazione del Gran Cono, verosimilmente dovuta a effetti gravitativi e processi di compattazione e/o scivolamento di terreni poco coerenti e in forte pendenza». Gli scivolamenti descritti nel bollettino altro non sono che «crolli legati a blocchi instabili - dice il direttore di Vito - che durante fenomeni atmosferici o sismici possono franare perché già in forte disequilibrio. Un lavoro recente ha associato il collegamento di piccole frane alla sismicità. Avvengono all’interno del cratere oppure nella scarpata del Somma, cioè dove non ci sono centri abitati. Ce ne sono anche in altre aree del Vesuvio, ma in questo caso sono legate al dissesto idrogeologico e non all’area sismica che noi monitoriamo. Per quello che sappiamo, non ci sono fenomeni franosi scatenati dalla sismicità in queste aree». 

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