Sull'antica via Domiziana ora passano solo gli abusi

Tracce delle millenaria strada imperiale cancellate e coperte da rifiuti

Il tratto più visibile della via Domiziana
Il tratto più visibile della via Domiziana
di Serena Palumbo
Sabato 29 Aprile 2023, 08:30 - Ultimo agg. 10:00
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L'antica via Domiziana sprofondò per un millennio nella palude. Ma l'acqua e il fango fecero meno danni delle follie degli anni recenti: il percorso devastato dagli abusi edilizi, coperto dai rifiuti, saccheggiato dai ladri di basoli per ville private. Il tutto nell'indifferenza delle istituzioni e la regia dei clan. Ma qua e là l'antico percorso riemerge, è visibile ma nonostante le tutele archeologiche è impossibile calpestare la superstrada degli antenati. A impedire il calpestio dei resti della via Domiziana a Giugliano come negli altri centri flegrei non è la sovrintendenza, bensì azioni camorristiche e l'incuria delle istituzioni, come testimonia Salvatore Minieri nel suo libro "I Padroni di Sabbia".

Il caso più eclatante è il tratto che passa all'interno del complesso residenziale Obelisco, alla fine di via Ripuaria, a poche decine di metri dall'attuale domiziana. Fu consentito di realizzare abitazioni private ai due lati dell'antico tracciato ideato dall'imperatore Domiziano nel 95 d.C. Come fu possibile? È il quesito che anche i magistrati si sono posti nel processo durato molti anni e che portò al sequestro del complesso di 98 graziose villette, alcune con porta d'ingresso sui basoli millenari. Una edificazione consentita grazie a permessi rilasciati dalle amministrazioni comunali dell'epoca, che hanno lasciato spazio a un'azione ancora più mortificante: la cancellazione di un problema. Tale era infatti la presenza di un reperto archeologico all'interno di un'area individuata come potenziale zona edilizia dapprima turistica e poi residenziale. Insomma, problema da eliminare. E ciò è accaduto: oggi passeggiare all'interno del parco Obelisco alla ricerca dei resti della via romana è una caccia al tesoro.

Non è chiaro se l'antica Domiziana sia stata coperta da colate di cemento o sia stata barbaramente rimossa, ma ciò che è evidente è che non si vede. Nel 2009 con le accuse di lottizzazione abusiva, falsi in atto pubblico e truffa aggravata, la Guardia di Finanza sequestrò le villette. Solo recentemente l'area residenziale è stata liberata e le famiglie hanno iniziato a ripopolarla.
Ma quella del parco Obelisco è solo la più clamorosa delle azioni mortificanti. Poco più avanti, infatti, alle spalle dell'Istituto Professionale Agrario Filippo Silvestri è stata rinvenuta un'altra testimonianza. Anni fa, un docente con gli studenti individuò antichi basoli riconducibili alla via Domiziana. Nonostante l'audace scoperta sia stata comunicata alle istituzioni, ancora oggi il breve tracciato giace in uno stato di totale abbandono, inserito in un contesto penalizzante. Si trova, infatti, all'interno di un campo, che durante le intense piogge diventa un agglomerato di fango e rifiuti, circondato da abitazioni abbandonate o maltenute.
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Altra testimonianza della via che l'Imperatore romano Domiziano fece edificare per migliorare i collegamenti tra il porto di Puteoli, sono i basoli ancora ben visibili e ercorribili sotto Arco Felice Vecchio. Un tempo la via Domiziana in questo punto era calpestata dalle legioni romane, oggi invece è battuta dai tanti pneumatici delle automobili che percorrono il doppio senso alternato, danneggiandola. Dato il frequente e non sempre accorto passaggio, le pietre risultano rovinate da chi probabilmente non ha preso la giusta distanza dai margini e ha impattato con esse. Un deterioramento che ha particolarmente scosso i residenti che, desiderosi di tutelare il bene archeologico, più volte hanno rivolto il loro appello alle istituzioni.

Gli appezzamenti di strada in più punti oggi mortificati appartengono a una lunga via di 33 miglia romane, equivalenti a 49 km. Il percorso, che rappresenta un proseguimento e una diramazione della via Appia, partiva a Sinuessa, attraversando il fiume Savone e giungendo poi sul fiume Volturno, attraversandolo grazie a un grande ponte. Poi proseguiva verso sud, dove costeggiava la palude oggi detta Patria e il fiume Clanis, giungendo a Liternum, territorio oggi del Comune di Giugliano. Di seguito il suo itinerario proseguiva verso Cuma, costeggiando la riva occidentale del lago di Licola (compariva nelle cartografie fino al 1600) e valicando il monte Grillo al di sotto dell'Arco Felice Vecchio. Passando, poi, a nord del lago d'Averno, giungeva a Pozzuoli dove il suo percorso finiva.
 

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