Capodanno a tavola senza aragoste: «Compriamo pesce azzurro e locale»

Capodanno a tavola senza aragoste: «Compriamo pesce azzurro e locale»
Domenica 29 Dicembre 2019, 16:00 - Ultimo agg. 30 Dicembre, 10:00
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Capodanno all'insegna del pesce pop perché gusto e freschezza delle alici, sgombro e sugarello possono segnare il crepuscolo dei buffet a base di aragoste e salmone. Ne è convinto Antonino Miccio, direttore dell'Area marina protetta Punta Campanella, che, insieme a Slow Food Campania, ha lanciato un appello in vista del cenone di Capodanno: «Compriamo pesce povero, eccedentario e locale. È buono e fa bene alla biodiversità del nostro mare e alla piccola pesca artigianale».

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«I pesci - ha precisato Carmela Guidone, coordinatrice del Centro di educazione ambientale dell'Area marina Punta Campanella in occasione del ciclo di 20 cene ecosostenibili Bluefish - che sarebbe preferibile non consumassimo, perché sono in via di estinzione o perché sono frutto di pratiche di pesca o allevamento non sostenibili sono: salmone, il tonno rosso, i bianchetti, la corvina, la magnosa, il pangasio, il merluzzo, la cernia bruna. Da non consumare mai - ha ricordato - i datteri di mare la cui vendita è illegale. Le specie che invece sarebbe preferibile consumare sono quelle eccedentarie le cui popolazioni vivono in abbondanza nei mari italiani e del mondo. Ad esempio sarebbe preferibile consumare il pesce azzurro che può vantare preziose qualità nutrizionali. Sarebbe preferibile consumare: l'aguglia, lo sgombro, il sugarello, la palamita, lo zerro, il pagello, la lampuga, il pesce pilota, il pesce serra, il tonno alletterato. Anche il pesce ha una sua stagionalità e scegliere il pesce di stagione significa mangiare pesce locale e non congelato», ha sottolineato.
 


«Sono 60 milioni le persone che nel mondo - ha concluso Alberto Capasso, legale rappresentante di Slow Food Campania - lavorano nel settore della pesca e dell'acquacoltura, 17.000 le specie che compongono la biodiversità marina del mar Mediterraneo ma il 33,1% delle specie sono pescate al di là del loro limite biologico sostenibile. E si stima che nel 2050 negli oceani ci saranno, in peso, più rifiuti plastici che pesci».

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