Centro direzionale di Napoli, intervista a Marco Campora: «Eventi di arte e musica, ripartiamo dal turismo»

Centro direzionale di Napoli, intervista a Marco Campora: «Eventi di arte e musica, ripartiamo dal turismo»
di Dario De Martino
Venerdì 16 Settembre 2022, 11:00 - Ultimo agg. 13:07
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«Vivo il Centro direzionale professionalmente dal 1996, più di un quarto di secolo. Ne ho visto la nascita, lo sviluppo e purtroppo, negli ultimi anni, l'abbandono. Adesso è il momento del rilancio, da qui può partire lo sviluppo dell'intera città». Ne è convinto Marco Campora, avvocato penalista di fama e presidente della Camera penale di Napoli.

Presidente, ventisei anni passati al Centro direzionale. Quanto è cambiato?
«Quando sono arrivato qui muovevo i primi passi da praticante.

Ricordo che nel lontano 1996 noi penalisti fummo i primi a spostarci da Castel Capuano al nuovo palazzo di giustizia. Non nego che quando ci trasferimmo il cambiamento fu complicato. Poi, dopo i primi mesi, ci rendemmo conto che l'organizzazione del Centro direzionale consentiva un miglioramento del lavoro per tutti i professionisti del foro. Pian piano, però, sia il palazzo che l'intera cittadella sono stati trascurati».

Partiamo dai problemi del palazzo di giustizia.
«Le faccio l'ultimo esempio: siamo stati costretti per mesi a lavorare senza aria condizionata in una delle estati più calde degli ultimi anni. Per non parlare del fatto che a volte piove nella piazza coperta. Insomma, i problemi di manutenzione non mancano. Ma non solo. Dal punto di vista delle infrastrutture, bisognerebbe pensare ad un collegamento più semplice tra la Procura e il Tribunale. C'è un attraversamento che crea molte difficoltà anche agli avvocati che di volta in volta devono spostarsi. Infine servirebbero molti servizi in più. Lo spazio è vasto, ci sarebbero tanti progetti da poter realizzare, a noi le idee non mancano».

Ce le dica.
«Prima di tutto servirebbe un asilo nido affinché i genitori che lavorano all'interno del foro possano organizzare al meglio la loro vita. Il numero di magistrati donna ha superato quello degli uomini e il numero delle avvocatesse continua a crescere, la possibilità di un asilo nido all'interno della City migliorerebbe senz'altro la loro vita. Serve poi un centro medico di buon livello. Il nostro è il palazzo di giustizia più affollato d'Italia. È capitato più volte che qualcuno abbia avuto un malore e i soccorsi sono stati lenti. Infine, per migliorare la qualità della vita di avvocati, magistrati e di tutti i professionisti del foro, servirebbero anche attività di intrattenimento, magari una palestra, che potrebbe essere utilizzata nei momenti morti della nostra frenetica attività».

Non solo il palazzo di giustizia. Negli ultimi anni l'intera City ha sofferto di una certa trascuratezza.
«Purtroppo sì. Penso che il Centro direzionale sia un luogo affascinante, di straordinaria bellezza. Peccato che in questi anni è stato troppo trascurato, se non dimenticato. Abbiamo poca manutenzione, servizi inefficienti, trasporti inesistenti e dopo la chiusura degli uffici scatta il coprifuoco. La pandemia, poi, ha alimentato questi problemi. Alcuni studi legali si sono trasferiti, molti professionisti sono andati via, anche alcune aziende hanno lasciato la cittadella così come alcune attività commerciali. Così dopo le 18 il Centro direzionale resta vuoto. Per questo, ora più che mai, è il momento del rilancio».

Cosa servirebbe secondo lei affinché questo rilancio avvenga?
«La crescita turistica di questo ultimo periodo è un'occasione fondamentale che Napoli non può sprecare. Credo che ognuno di noi ha un dovere civico affinché questa ricchezza non venga gettata al vento. In questo senso il Centro direzionale può svolgere un ruolo chiave. Gli spazi che offre la cittadella danno la possibilità di organizzare grandi manifestazioni di arte, cultura, musica. Immagino un Centro direzionale con un museo di arte contemporanea, con grandi eventi, alberghi, ristoranti, bar. Sarebbe anche il luogo perfetto per dislocare la movida, decongestionare il centro città e portare la luce in una city che la sera si spegne completamente».

Una cittadella della Regione a pochi metri di distanza rischia di penalizzare, secondo lei, lo sviluppo del Centro direzionale?
«Credo proprio di sì. Anziché investire in una nuova cittadella a pochi passi dalla City, io ragionerei sullo spostamento degli uffici di Palazzo Santa Lucia al Centro direzionale, dove gli spazi non mancano. La presenza degli uffici della Regione è fondamentale per la valorizzazione del Centro direzionale. Se andassero via anche i palazzi delle istituzioni, l'area rischierebbe di desertificarsi ancora di più. Questo sarebbe un assoluto paradosso visto che dopo trent'anni, finalmente, si avvicina il momento dell'apertura della stazione della metropolitana che rappresenterà una svolta per il trasporto».

Insomma, è ottimista o pessimista per il futuro del Centro direzionale?
«Mi ripeto, Napoli ha una grande occasione grazie al turismo e non dove assolutamente sprecarla. Abbiamo le risorse e dobbiamo investire sul futuro della nostra città. La classe dirigente deve impegnarsi tutta affinché Napoli offra sempre più occasioni per i nostri giovani. Il Centro direzionale, in questo senso, può essere un luogo di sviluppo decisivo e va rilanciato. Se non ora, quando?». 

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