Covid a Napoli, domenica senza le palme: la Diocesi vieta le benedizioni

Covid a Napoli, domenica senza le palme: la Diocesi vieta le benedizioni
di Maria Chiara Aulisio
Martedì 23 Marzo 2021, 23:00 - Ultimo agg. 24 Marzo, 12:43
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Una Domenica delle Palme senza palme e senza acqua santa. Lo ha deciso la Diocesi di Napoli tra le vivaci proteste dei fedeli che - a distanza di pochi giorni - hanno ricevuto dai parroci di riferimento una serie di comunicazioni contrastanti fino all’ultima nota che vietava categoricamente «la distribuzione o consegna dei rami di ulivo, o altri tipi di rami, nè imbustati e nè liberi». Napoli, dunque, va in controtendenza. Diversamente da quanto stabilito dalla Conferenza episcopale italiana che negli orientamenti per la Domenica delle Palme - «affinché si evitino assembramenti» - chiede che «ministri e fedeli tengano nelle mani il ramo d’ulivo o di palma portato con sé» - nelle chiese della città non sarà invece possibile. Secondo la nota del Collegio dei decani, «considerata la persistenza dell’emergenza sanitaria, e la permanenza della nostra regione in zona rossa», le palme non sono previste. Idem l’acqua benedetta.

Una su tutte la domanda dei fedeli: se mezza Italia è in zona rossa, perché la Cei - tra l’altro d’intesa con il Comitato tecnico scientifico che garantisce una supervisione rispetto alle norme da rispettare - consente il rametto d’ulivo, e la Diocesi di Napoli invece no? La risposta è racchiusa in quattro comunicazioni che, di volta in volta, hanno modificato le decisioni a riguardo. In prima battuta i decani avevano stabilito di uniformarsi - come forse sarebbe stato opportuno - alle direttive della Cei e, dunque, i rametti si sarebbero potuti distribuire chiusi in bustine di plastica che i fedeli avrebbero trovato direttamente in chiesa. Una seconda nota cambiava di nuovo le carte in tavola sollecitando i parroci a chiedere agli stessi fedeli di portare con sè il ramoscello da benedire. Poi la terza con qualche altra modifica, e la quarta comunicazione che ritrattava la seconda e pure la terza. Insomma, una grandissima confusione. Anche perché - contemporaneamente - sui siti internet delle diocesi a due passi da quella di Napoli, si leggeva invece che la cerimonia della Domenica delle Palme avrebbe seguito gli orientamenti della Conferenza episcopale italiana che ammetteva “il ramo d’ulivo o di palma portato con sé”. «Ove fosse necessario offrire un ramoscello ai fedeli che partecipano al rito, - si spiega sulla pagina web della diocesi di Aversa - si può incaricare un ministro o un fedele (anche del servizio d’ordine) che, stando all’ingresso, consegni un rametto a chi non lo avesse portato.

Ovviamente colui che consegna il rametto dovrà osservare le norme anti contagio e quindi essere munito di mascherina e di guanti. I rami possono essere anche preparati in bustine. Importante sarà evitare che i fedeli si accalchino a prendere direttamente i rami dal contenitore o che se lo scambino tra loro». 

Da Aversa a Nola la scena non cambia. Per la Settimana Santa - spiega meglio sito della diocesi - «si seguano tutte le indicazioni date dalla Conferenza episcopale italiana negli Orientamenti pastorali. È bene distribuire gli orari delle celebrazioni in maniera tale da consentire ai fedeli di rientrare nelle proprie case prima delle 22». Poi, il nodo palme: «Si evitino la distribuzione e lo scambio dei rametti di ulivo e delle bottigliette per l’acqua benedetta, a meno che non vengano portati dagli stessi partecipanti». Apriti cielo: fedeli ancora più infuriati e la domanda arriva spontanea: ma se tutta la Campania è zona rossa perché la palma a Nola sì e a Napoli no? Bisognerebbe chiederlo al Collegio dei decani che, nella stessa nota con la quale vietava i rametti, invitava pure i preti a suggerire ai fedeli “segni che possano valorizzare all’interno delle famiglie il senso dello scambio di pace e la preghiera di benedizione del capofamiglia”. Quali potrebbero essere questi segni lo diranno i parroci. 

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