Napoli in zona gialla, spuntano cene nei ristoranti chiusi: «Rifiuto decine di offerte»

Napoli in zona gialla, spuntano cene nei ristoranti chiusi: «Rifiuto decine di offerte»
di Gennaro Di Biase
Domenica 31 Gennaio 2021, 23:16 - Ultimo agg. 1 Febbraio, 12:54
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La porta è chiusa. Dall’esterno del ristorante si percepisce solo il lieve bagliore di qualche luce accesa nelle sale più interne. Sono le 21.05, ora di cena e tutto tace, all’apparenza, nel rispetto delle norme anti-Covid che impongono la chiusura ai clienti dei pubblici esercizi dopo le 18. Ma in realtà, nelle stanze più centrali del locale, sono a tavola circa dieci commensali. È una delle tante scene di “ribellione” ai divieti che i carabinieri, negli ultimi giorni, hanno dovuto contrastare. Se la grande maggioranza dei ristoratori rispetta le norme (pena multa e chiusura di 5 giorni), le tavolate abusive sono in aumento, sparse a macchia di leopardo in tutta la città: da Chiaia al Vomero, dalla periferia al centro. La cena clandestina riesce più facilmente nelle zone meno in vista. Nonostante i ripetuti interventi dei carabinieri la richiesta del menù abusivo è sempre più alta. A raccontarla sono gli stessi imprenditori che rispettano le regole. Per accorgersene basta scorrere i maxi-gruppi Telegram «IoApro Napoli» e «IoApro Campania» che, dopo il flop della protesta a Napoli, sono frequentati da centinaia di potenziali clienti molto più che dai ristoratori. 

Per organizzare una cena servono due requisiti essenziali: i contatti giusti, cioè un rapporto di conoscenza stretta, anche se indiretta, con qualche ristoratore, e «tanti soldi da spendere» in una sola serata. Come vedremo più avanti, le comitive intenzionate a violare le regole tendono a prenotare tutto il locale, sia per dare meno nell’occhio in caso di controlli, sia per poter fare a meno delle mascherine.

Si telefona al gestore, gli si fa un’offerta economica, quindi si fissano data e ora della tavolata. È successo, nell’ultima settimana, nella trattoria di Secondigliano (dove sono intervenuti i carabinieri, chiudendo per 5 giorni l’attività), come nel locale gourmet di Chiaia (per evitare di infierire su una categoria già tartassata dalla crisi evitiamo di citare i nomi dei ristoranti). 

Succede anche nei bar: a Marianella le forze dell’ordine hanno scoperto 8 pregiudicati in un locale oltre l’orario consentito. E succede anche negli esercizi del Vomero, dove i militari dell’Arma e i vigili urbani hanno sorpreso e sanzionato bar del by night e clienti al bancone a tarda ora. Come dimostrano poi il blitz dei Carabinieri ai Quartieri Spagnoli per la festa dei 40 studenti Erasmus, il blitz a Giugliano in un locale a luci rosse (41 clienti sanzionati per norme anti-Covid e 3 gestori denunciati) o l’operazione condotta in un circolo ricreativo alla Sanità dove si gioca a biliardo, la vita notturna clandestina è in rapida e costante escalation in città. Parla chiarissimo, in questo senso, anche il boom degli appartamenti in affitto per brevissimi periodi, o “a ore”.

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La voglia dei clienti di tornare alla vita pre-virus è sempre più intensa, e si sposa con la grave crisi economica che, con le restrizioni ancora attive e il divieto di somministrazione dopo le 18 in vigore da mesi, ha già messo e continua a mettere in ginocchio ristoratori e imprenditori dei pubblici esercizi. Le offerte e gli incassi della cena clandestina, in pratica, aumentano di giorno in giorno e «fanno gola a molti» esercenti. «Mi è capitato di ricevere proposte per conto di clienti benestanti, nelle ultime settimane – racconta Marco Varriale, titolare di Borgo Antico a Santa Lucia – Erano disposti a pagare anche 200 euro a testa per una cena al ristorante. Avrei dovuto riservare solo a loro tutte le sale. Ho rifiutato, ovviamente, perché ho scelto di seguire le regole, anche se il momento è difficile. Dieci persone, che avrebbero fruttato un totale di 2000 euro di incasso per una sola serata: una cifra che può far gola a tanti in un periodo di crisi così profonda. Speriamo che le cose migliorino, magari entro l’estate, e che noi pubblici esercenti possiamo tornare a lavorare con la tranquillità di una volta».

 

L’escalation della domanda di cene clandestine è un fenomeno che non lascia spazio alle interpretazioni: qualcosa sta mutando nella percezione generale per tanti cittadini. Le teorie negazioniste o l’insofferenza alle restrizioni non sono mai mancate, dall’inizio della pandemia a questa parte. Eppure si notano distintamente nuovi elementi nell’indifferenza collettiva al Covid che si affaccia all’ombra del Vesuvio in questi mesi, in particolare tra giovani e giovanissimi. Si aggirano i divieti anche solo per la voglia di sfidare le regole, come nel caso di due diciassettenni incensurati fermati dai carabinieri del Comando Provinciale di Napoli pochi giorni fa in via Pepe, zona piazza Mercato, dopo un lungo quanto pericoloso inseguimento notturno. Intorno alle 2, nella notte tra 26 e 27 gennaio, una pattuglia nota una Smart a fari spenti. Gli agenti provano a identificare i due ragazzi all’interno del veicolo e qui parte un inseguimento terminato a vico Barre, dove i due giovani sono scesi dall’auto e sono fuggiti a piedi. Il passeggero è stato subito raggiunto e fermato. Il pilota, accompagnato dal padre, si è presentato ai carabinieri spontaneamente, la mattina successiva. 

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