«Galleria Umberto I di Napoli, troppo degrado: così tanti negozi a rischio»

«Galleria Umberto I di Napoli, troppo degrado: così tanti negozi a rischio»
di Gennaro Di Biase
Giovedì 13 Gennaio 2022, 09:00
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Incollato alla vetrina impolverata di un locale vuoto da 4 anni in piazza Trieste e Trento, c'è un cartello che invita gli aspiranti pizzaioli a espatriare a Sidney. «Ottima retribuzione e vivibilità», si legge con amarezza. La pizzeria in questione aveva chiuso già molto prima della crisi economica portata dal Covid. Il degrado del monumento del Risanamento, infatti, a detta degli stessi commercianti di via Verdi, via Santa Brigida e via San Carlo si sta «portando via l'indotto commerciale». Nonostante i boom turistici che, pandemia permettendo, investono la città, sono tanti qui i locali dismessi, decine le saracinesche abbassate, diversi i ristoranti chiusi da anni. Compreso lo storico Ciro a Santa Brigida. Le vie nei dintorni del primo salotto di Napoli sono alla ricerca di un piano di rilancio. Proprio come la Umberto I, assediata da clochard e tubolari. Si è mossa a riguardo la Camera: il deputato Alessandro Amitrano ha fatto partire un'interrogazione parlamentare. 

Degrado chiama degrado: l'incuria della Galleria danneggia il commercio delle centralissime vie circostanti. «Gli affari sono calati del 50% - spiega Amalia Savastano della Salumeria Regina - Come mai? Il degrado della città, insieme al Covid. La Galleria è un dormitorio e questo incide tanto sugli acquisti dei turisti che passano di qua. Qui ci sono tante saracinesche abbassate, ma i costi degli affitti sono sempre gli stessi, altissimi. Perfino Ciro a Santa Brigida, un ristorante che era un'istituzione, non ce l'ha fatta». Un ex negozio di biancheria, pochi passi più in là, è vuoto da anni. «Parcheggiatori abusivi e l'incuria della Galleria ci assediano - racconta Angelo Romano, dell'omonima storica gioielleria - Un peccato. Qui, dove c'è anche lo snodo col vicino porto, dovrebbe arrivare un turismo di qualità, che purtroppo si vedeva solo con le navi da crociera». «Anche un altro ristorante aveva aperto dopo il lockdown - dice Massimo Eboli del Cafè Max - Ma ha chiuso.

Prima nel mio bar eravamo in 5 dipendenti. Oggi sono solo. Questo le dà la misura della crisi». Anche in via Verdi saracinesche abbassate e spazi deserti. In uno di questi c'era una banca. Nell'altro c'è l'attesa dei lavori. Al posto di Pomodorino, in via San Carlo, dovrebbe aprire un bar dal marchio famoso. 

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Intanto, davanti al lirico, saracinesche abbassate e immondizia. Sotto i portici il controsenso suscitato dal degrado è totale. Verso piazzetta Serao si incrociano svariati clochard e altri tre spazi vuoti. Superato lo snodo, se ne trovano ancora due: uno è chiuso, l'altro reca l'insegna «Agenzia Autonoma Soggiorno Cura e Turismo - Napoli», ma anche qui la saracinesca è abbassata. «La mattina il portico puzza - sospira Gennaro Scognamiglio, barista - E la pulizia del Comune non sempre basta». In attesa del tavolo tra Comune e privati convocato in Prefettura il 18 gennaio per risolvere il nodo tubolari, Confcommercio ha votato la creazione di un Distretto del Commercio per le attività di zona. La Galleria, scrive Amitrano rivolgendosi al ministro della Cultura Franceschini, «versa nel degrado totale, causato dall'inciviltà, dal vandalismo e dall'accampamento dei senza fissa dimora, in quanto tale struttura non è protetta né da cancelli né tantomeno possiede un servizio di addetti alla sicurezza e vigilanza». Il documento prosegue con un appello al ministro affinché adotti «iniziative, anche per il tramite della Soprintendenza e di concerto con il Comune di Napoli, volte ad individuare sia le eventuali anomalie nella messa in opera dei lavori effettuati di restauro, sia una soluzione per porre fine al degrado e al protrarsi di atti vandalici all'interno e all'esterno della Galleria». 

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