Incubo rifiuti tra Pianura e Soccavo: nel campo di Maradona ora ci sono i tossici

Incubo rifiuti tra Pianura e Soccavo: nel campo di Maradona ora ci sono i tossici
di Davide Cerbone
Sabato 21 Luglio 2018, 11:06
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Pianura è una ferita aperta nel verde, sotto la collina dei Camaldoli. Qui è stata aperta per trent'anni la più grande discarica della Campania, oggi ricoperta da alberi e piante. E il verde s'è ripreso pure lo spazio che il Comune aveva aperto al centro del quartiere, in corso Duca d'Aosta. Un parco dedicato ai magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, un'oasi lasciata a marcire nel degrado.

«Avevano asportato le griglie che coprono le caditoie e quindici anni fa il parco fu chiuso per evitare i pericoli. Di recente il Comune ha detto che avrebbe stanziato 380mila euro per riaprirlo, ma non ha fatto niente», riferisce Vincenzo Russo, presidente dell'associazione Rinascita flegrea. Anche un gruppo di cittadini l'anno scorso aveva annunciato una grande operazione di pulizia e riqualificazione. E a marzo la IX Municipalità aveva assicurato: «I nostri parchi torneranno a splendere». Un miracolo della normalità che a Pianura stanno ancora aspettando. «Quando lo hanno aperto era bellissimo, adesso è una discarica», si amareggia Vittorio Ferraro, proprietario del vicino bar San Giorgio, che quattro anni fa con alcuni imprenditori di Pianura aveva proposto alla Municipalità di prendere in gestione una parte della villa comunale. «Ci hanno risposto che un parco pubblico non si poteva affidare ai privati», dice. Intanto, però, qualcuno ha aperto un varco nel cancello d'ingresso. «I bambini ci entrano lo stesso, come ci entrano i tossici», spiega Ferraro. «Tutto nell'indifferenza generale», sottolinea Gianluca Cioce, 38 anni, commerciante e presidente dell'associazione Pianura Verde. «Abbiamo cercato di riqualificare l'area togliendo la spazzatura dalla fontana e liberando i lampioni dalle erbacce che li oscuravano. Ma il Comune è assente».
 
Le disgrazie delle periferie, come le famiglie felici per Tolstoj, si somigliano tutte: stradoni e conglomerati urbani che sembrano fatti apposta per incubare emarginazione e rabbia sociale. Degenerazioni che fatalmente sfociano nella delinquenza. La conferma la trovi in via Torricelli, un labirinto sacrificato alla miseria, alle spalle del parco abbandonato. Una serie di palazzine popolari che qui, non senza un motivo, chiamano il Bronx. «Vedete come siamo ridotti? I marciapiedi rotti, il verde bruciato», distende il braccio il signor Giuseppe dalla sua bottega di barbiere sotto i porticati, rigorosamente vuota.

Ma se le periferie sono tutte più o meno disgraziate, qui a Pianura di sciagura ne hanno avuta una in più. Si chiama Contrada Pisani, ed è una discarica che ne contiene cinque. «Qui, nel cratere Senga, per trent'anni ci hanno sotterrato 350 metri di rifiuti tossici per un'altezza di 27 metri», racconta ancora Russo, che da sei anni combatte la sua battaglia civile e personale contro lo sversamento di rifiuti tossici. «In ogni famiglia di Pianura si piange un morto o un ammalato di cancro. E ci si ammala anche in giovane età: io stesso ho una figlia di 27 anni che da quando ne aveva 21 ha un carcinoma maligno al midollo osseo», racconta. Ma la lugubre contabilità del male non è finita: «L'80 per cento della popolazione ha problemi tiroidei, il 20 per cento dei quali con carcinoma maligno. E abbiamo 500 bambini autistici e dieci casi di Sla su 60mila abitanti, quando la media mondiale è di uno ogni 80mila».

A Soccavo, invece, il pericolo si annida sotto le incrostazioni del mito: il Campo Paradiso, dove si allenava il Napoli di Maradona e dei trionfi, è diventato un rifugio per tossicodipendenti: «Ci spacciano e vanno a bucarsi, le rapine si sono moltiplicate. Inoltre il centro sportivo è stato completamente vandalizzato. Per questo tre interi condomini pur di sigillare il cancello hanno deciso di tassarsi», racconta un residente. Tutto a poche decine di metri da via Palazziello, altra bomba sociale generata dalla ricostruzione post-terremoto. «Tra quelle palazzine piene zeppe di amianto, dove i morti di tumore non si contano, si spaccia e si spara regolarmente», assicura un abitante della zona. Consuetudini in macabra continuità con quelle del vicino Rione Traiano, dove il controllo del territorio lo esercita la criminalità. C'è, infine, il problema trasporti: «Sono di piazza Dante - dice Rosanna De Pasquale - mio figlio abita qui. Sto aspettando da un'ora il C33 o il 612. Che dobbiamo fare? Ormai arriviamo alla fermata già rassegnati». Lo conferma Renzo Burari, 57 anni: «Le attese sono infinite».
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