Metropolitana di Napoli, nell'ex deposito dei bus il museo dei tesori ritrovati

Metropolitana di Napoli, nell'ex deposito dei bus il museo dei tesori ritrovati
di Paolo Barbuto
Giovedì 13 Gennaio 2022, 00:00 - Ultimo agg. 14 Gennaio, 08:40
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A Napoli dici “Stella Polare” e subito pensi agli autobus: il nome del deposito dell’Anm, abbandonato dal 2028, campeggia in cima alla struttura all’incrocio fra via Alessandro Volta e corso Arnaldo Lucci e ciascun napoletano l’ha visto almeno una volta. A Napoli, fra qualche mese, dire “Stella Polare” significherà pensare all’archeologia, alle esposizioni, ai ritrovamenti che ogni giorno sgorgano dal sottosuolo della città. Nell’ex deposito dell’Anm sta per nascere l’Archeolab, una struttura a disposizione della Soprintendenza nella quale verranno trasferiti tutti i ritrovamenti archeologici effettuati nel corso di quarant’anni di scavo della metropolitana. Attualmente il materiale è custodito in un altro deposito dell’Anm, quello di Piscinola dove vanno a dormire i treni della metropolitana che ancora riescono a muoversi e dove sono abbandonati i resti di tutti gli altri treni dismessi. 

Il progetto di spostare i reperti al deposito Stella Polare era in discussione da anni. L’accelerazione attuale, che ha generato già la realizzazione di un progetto di fattibilità sostenuto da finanziamenti europei del Piano di Azione e Coesione per un valore superiore ai 6,5 milioni di euro, è stata generata da una pressante richiesta di spazi da parte del Comune di Napoli. A Piscinola non c’è più spazio per accogliere i nuovi treni della Metropolitana prodotti in Spagna, bisogna liberarsi del “peso” dei ritrovamenti archeologici perché quei capannoni dovranno essere utilizzati come deposito dei treni malmessi per lasciare spazio sui binari agli scintillanti vagoni in arrivo dalla Spagna: c’è fretta perché l’azienda che li sta costruendo, la Caf, ne ha già mandati qui sei e ne ha completati altri sette che devono essere spediti in fretta a Napoli perché anche lì hanno bisogno di liberare spazio.

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Alla fine del caos dei traslochi, chi ne guadagnerà sarà la città che si ritroverà con una struttura destinata all’archeologia, allo studio e alle esposizioni del materiale ritrovato in città.

In tutto sono a disposizione dell’Archeolab quattro capannoni per un totale di cinquemila metri quadri, una struttura di un piano per un totale di 980 metri quadri, una palazzina di tre piani destinata ad uffici con una quadratura complessiva di settecento metri quadri e quasi mille metri di aree scoperte. Già predisposta la destinazione di ogni porzione dell’ex deposito dei filobus napoletani. Nel capannone più grande, quello prospiciente il corso Arnaldo Lucci sarà allestita una grandissima area espositiva alla quale si accederà dall’ingresso attraverso il quale un tempo transitavano gli addetti dell’Anm. Subito dopo l’ingresso è prevista una piccola zona di accoglienza dei visitatori e del personale, con un punto di ristoro. Gli uffici della palazzina a tre piani saranno destinati agli addetti che la Soprintendenza vorrà destinare al progetto Archeolab. Due laboratori per analisi e campionatura saranno allestiti in aree disposte sul perimetro della struttura. Gli altri tre capannoni nei quali un tempo venivano ricoverati i filobus napoletani, saranno destinati al deposito delle oltre ventimila cassette di reperti, al deposito dei grandi materiali marmorei e all’accoglienza delle vasche nelle quali sono conservati, in acqua a temperatura controllata, i resti delle navi romane recuperate negli scavi di piazza Municipio.  

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C’è fretta perché il Comune vuole liberare il deposito di Piscinola, quindi in una prima fase tutto verrà accatastato in un’area della “Stella Polare” mentre tutt’intorno si svolgeranno i lavori. Se tutto andrà come previsto la conclusione delle operazioni dovrebbe avvenire nel giro di quattro anni, cioè nel 2025. La fase più delicata dell’intero intervento sarà lo spostamento dei reperti che avverrà, prevedibilmente, nei prossimi mesi, probabilmente già prima della prossima estate. Si tratta della cosiddetta “Fase 1” che prevede in sequenza l’isolamento del deposito numero 3 per evitare che i lavori possano arrecare danni ai reperti, poi il trasferimento delle ventimila cassette coi i reperti ceramici, delle duemila con i reperti di maggiori dimensioni, e poi del trasferimento dei grossi materiali marmorei.

Solo alla fine della prima fase verranno trasferite le vasche che proteggono le antiche navi.

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