Napoli tra rifiuti, spaccio e degrado: ecco la metropolitana dell'inferno

Napoli tra rifiuti, spaccio e degrado: ecco la metropolitana dell'inferno
di Gennaro Di Biase
Domenica 9 Dicembre 2018, 09:00
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Il metrò dell'inferno: discariche, porte e vetrate incendiate, piazze di spaccio notturne, soffitti bucati, un cantiere sfasciato di decine di metri, 4 stazioni su 4 tra Fuorigrotta e Mergellina chiuse e abbandonate da sei anni. Se agli inferi c'è una metropolitana, assomiglia alla Linea 6: «Un'opera inutile sottolinea, come tutti quelli di Fuorigrotta, Stefano D'Auria che non serve: ora che è a rischio il sottopasso nella zona del Plebiscito, che collegherebbe Linea 6 alla Linea 1, il metrò ha un percorso simile alla Cumana». Inoltre, quando e se la Linea 6 dovesse riprendere vita, servirà una montagna di soldi per ripristinare le stazioni marcite e vandalizzate negli anni. La tratta, infatti, lì fu inaugurata a ridosso dei Mondiali del 1990 col nome Ltr. E poi fu subito chiusa.
 
Se a Monte di Dio e a Chiaia i cantieri hanno distrutto non solo palazzi ma anche vite, a Mergellina di vita non ce n'è proprio. Una stazione Linea 6 fantasma, con indicazioni fantasma che partono dai binari della poco frequentata Linea 2. All'esterno, in compenso, diverse discariche: sacchetti, ombrelli, materassi, un passeggino; poi clochard e gente che urina. Scale mobili immobili e transennate. Immensa sensazione di spreco. Solo dopo un po' si palesa un custode, nei pressi di un titanico portone art design chiuso da sei anni, con la parola «Metropolitana». «Non ho voglia di parlare», dice. Allora si prosegue il tour. Di fronte al Vergiliano c'è l'enorme cantiere abbandonato: ferraglie arrugginite, mura erette, incompiute e mai usate: «Linea 6 della Metropolitana di Napoli Tratta Mostra/Mergellina-Municipio. Progetto cofinanziato dall'Unione Europea». Così recita la triste scritta sulle transenne sfasciate.

La seconda bolgia del tour è la devastata piazza Lala, all'imbocco di Viale Augusto. «Era meglio se non la facevano proprio esclama il signor Oliviero Di Giuseppe -- L'avrò presa due o tre volte prima che la chiudessero. L'inaugurazione fu fatta nel 1988. Faceva giusto il percorso piazzale Tecchio-viale Augusto». Poi stringe i pugni e si guarda intorno: la piazzetta è uno scempio. Le palme e le erbacce delle aiuole sono una savana. Soprattutto, l'edificio della metro un anno fa fu incendiato da teppisti ed è praticamente da rifare. Pochi passi più in là, Rosario Russo, il titolare dell'Enoteca Partenopea, si unisce al coro dello sconforto: «Sarebbe uno spreco lasciare tutto così dopo aver rotto mezza Napoli. Fuorigrotta, comunque, è stata penalizzata e abbandonata in questi anni».

A meno di quattrocento metri dallo scatafascio della stazione Lala, c'è la metro-discarica di piazzetta Veniero. Alberi abbandonati, copertoni, banchi di scuola. Di notte, dicono i passanti, ci si spaccia pure droga. All'interno della stazione si intravedono polvere e intonaco invecchiato. «Fuorigrotta e viale Augusto vivono un periodo pessimo ammette D'Auria Un degrado totale. Si dice che si aspettano i fondi europei per riqualificare la zona. Chissà». Poi sospira, guarda e passa oltre.

La quarta stazione fantasma si chiama Mostra, a tre passi dal Politecnico. Sulle grate abbassate dell'entrata della metro si ergono gli stemmi della Regione Campania e dell'Unione Europea. La scritta è la stessa, desolante, del cantiere di Mergellina. Dentro spicca un buco nel soffitto di cartongesso che nutre la pozzanghera sul pavimento. Poi niente più, a parte una seconda savana, più sterminata e selvaggia della prima, che si trova al centro di piazzale Tecchio. Siamo a due passi dallo stadio, e non a caso l'ascensore della metro è sbarrato da un furgoncino di sciarpe del Napoli. L'ingresso della Linea 6, qui, coincide con quello della fermata della Cumana. Ma il sottopasso della metro è addirittura murato.

Fondi sprecati per decine di milioni di euro: di fatto, la Linea 6 di Fuorigrotta è morta da 6 anni. «Fu attivata nel 2000, ma fu subito richiusa e così rimase per 10 anni spiega Diego Civitillo, presidente della Municipalità di Fuorigrotta Fu riaperta, ma ha funzionato per un paio d'anni fino a 6 anni fa. L'utenza era bassissima. In una giornata la usavano dieci persone, e con questi numeri non era possibile sostenere i costi di gestione delle stazioni». Già: senza collegamenti col resto della città, la tratta non ha utenza. E se il treno dovesse mai ripassare, andranno fatte nuove spese: «Nei prossimi mesi faremo dei sopralluoghi continua Civitillo per valutare le condizioni delle stazioni. L'eventuale riapertura avrà dei costi di ripristino non ancora quantificabili».
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