Scuola da abbattere a Napoli, vent’anni di errori e due milioni sprecati

Scuola da abbattere a Napoli, vent’anni di errori e due milioni sprecati
di Paolo Barbuto
Venerdì 4 Febbraio 2022, 08:01 - Ultimo agg. 5 Febbraio, 18:17
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La vicenda della scuola dei Camaldoli costruita dal Comune, quasi completa e già sottoposta a richiesta di abbattimento perché abusiva, affonda le radici nel tempo. Sulla struttura di via Rotondella c’è un dossier di migliaia di pagine, l’ha realizzato il consigliere municipale Salvatore Passaro, i documenti scivolano all’indietro nel tempo in un viaggio del caos amministrativo che ripercorre tutte le fasi della vicenda e si conclude con l’ultimo atto ufficiale, la richiesta della Soprintendenza di procedere all’abbattimento.

Il momento in cui nasce tutto il caos viene identificato in un documento ufficiale di Palazzo San Giacomo datato 2014. Il dirigente alla realizzazione e manutenzione edifici scolastici Andrea Esposito, assieme al responsabile del procedimento Antonio Riccio, firma un documento in cui chiede alla soprintendenza un ulteriore parere e, in quel documento, ripercorre la storia della scuola fissando la data del primo errore: «Con la delibera 4497 del 6 dicembre 2002, ritenuta impropriamente completa/sostitutiva di tutte le autorizzazioni di rito fu approvato il progetto preliminare per la costruzione di un complesso scolastico polifunzionale...». Ecco, sta tutto in queste righe l’avvio del percorso di caos che ha portato alla richiesta di abbattimento di oggi.

La delibera 4497 del 6 dicembre 2002 venne approvata da 12 amministratori, il sindaco Rosa Iervolino e undici assessori: Papa, Caputi, Cardillo, Ponticelli, Porta, Tecce, Di Mezza, Furfaro, Esposito, Monti e Balzamo. Era un atto prodromico alla costruzione della scuola che sarebbe iniziata nel 2008; è, secondo lo stesso Palazzo San Giacomo, il momento in cui è iniziato il percorso dei guai della scuola Rotondella.

Negli anni successivi, siamo al 2005, sull’area della scuola venne istituito il parco “delle colline di Napoli”, subito il nuovo Ente chiede al Comune di attivarsi per un corretto iter procedurale, con scarsi risultati. Di richieste per sistemare le procedure burocratiche ne sono arrivate, nel corso di questi vent’anni, a decine, soprattutto da parte della soprintendenza che, a più riprese, ha sottolineato le mancanze del Comune senza ottenere riscontri.
Succede, poi, che nel 2007, la Federico II organizza un convegno sul tema dell’edilizia scolastica ecocompatibile. Partecipano il sindaco Iervolino e molti assessori, ci sono il preside di Architettura, Benedetto Gravagnuolo, il preside di Ingegneria, Edoardo Cosenza, che oggi è assessore nella giunta Manfredi, c’è anche un l’intervento di un dirigente di vertice del ministero della Pubblica Istruzione. Il Comune porta in esposizione i progetti della nuova, avveniristica, scuola che si realizzerà ai Camaldoli, ottenendo plausi ed entusiasmo.

Nel 2008 iniziano i lavori e la soprintendenza fa ancora pressione.

Quando nel 2010 bisogna modificare il progetto adeguandolo a nuove norme, arriva lo stop. La soprintendenza non valida i nuovi progetti ricordando al Comune che fin dall’origine non esistono i permessi.

La scuola è quasi terminata ma i lavori si bloccano. E sono bloccati ancora oggi. Qualche anno dopo, la questione viene sottoposta anche alla nuova giunta, quella di Luigi de Magistris. Si tenta la carta della “dichiarazione di pubblica utilità”, un atto che consente di mantenere in piedi, per motivi di interesse generale, anche una struttura abusiva. La delibera della giunta de Magistris viene portata al voto del consiglio comunale che l’approva. Quel documento dice che i votanti fanno proprie e condividono tutte le deliberazioni precedenti, compresa quella del 2002 che viene considerata la “madre” di tutti i guai della scuola Rotondella. In pratica con quell’atto, votato nel 2015, la giunta de Magistris e tutto il consiglio comunale si assumono una fettina di responsabilità della delibera del 2002.

La dichiarazione di pubblica utilità viene considerata inefficiente di fronte all’abuso commesso da palazzo San Giacomo. I permessi non vengono concessi ma la soprintendenza cerca di salvare il salvabile. Si rivolge al Ministero chiedendo lumi, ottiene risposte puntuali: le norme vanno applicate. Così si arriva al decreto di abbattimento di oggi.

Per la scuola sono stati investiti 1,6 milioni di euro. Per l’abbattimento occorreranno molte centinaia di migliaia di euro: vent’anni di errori costeranno due milioni di euro ai cittadini.

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