Acerra, fiamme dolose nella tenuta
confiscata ai ras dei rifiuti tossici

Acerra, fiamme dolose nella tenuta confiscata ai ras dei rifiuti tossici
di Pino Neri
Domenica 22 Agosto 2021, 10:42
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Un casale del 700 ristrutturato nelle campagne di Acerra, col patio delimitato da ampie arcate e poi gli orti, l'uliveto, lo chalet di legno, uno spazio attrezzato per i bambini. Un agriturismo completo di tutto che lo Stato confiscò ai fratelli Cuono, Giovanni e Salvatore Pellini, imprenditori dello smaltimento dei rifiuti condannati in via definitiva a 7 anni per disastro ambientale aggravato. Ma grazie all'indulto e ad altri provvedimenti i Pellini in carcere sono stati poco più di un anno e mezzo. Si trovano a casa già da un pezzo. Intanto l'agriturismo, che fa parte del patrimonio confiscato ai Pellini, un tesoro di 222 milioni di euro, poteva essere dato in gestione per essere riutilizzato a scopo sociale. E invece l'altro giorno un incendio, si sospetta di origine dolosa, lo ha semidistrutto. Sono finiti in cenere l'uliveto, gli orti e l'area giochi. Gravemente danneggiato dalle fiamme lo chalet.

L'INCHIESTA
L'area interessata dal rogo è stata sottoposta a sequestro penale dalla polizia municipale. Indaga la Procura di Nola. Resta la devastazione. Peraltro l'incendio, domato in un primo momento la sera di giovedì dai vigili del fuoco, ieri pomeriggio ha ripreso vigore, con una colonna di fumo visibile anche da lontano. Il bene confiscato si trova in località Lenza Schiavone, porzione di fertilissima campagna acerrana che si prolunga a nord, fino al Casertano. È una zona flagellata dalla prostituzione, dagli scaricatori abusivi di rifiuti e dai ladri: abbandono totale. La tenuta confiscata è circondata dall'immondizia, compresa quella dei vicinissimi ex impianti di smaltimento dei rifiuti, anch'essi confiscati ai Pellini. Terra di nessuno: le porte, gli infissi e molti altri oggetti di valore sono stati trafugati dalle sale dell'agriturismo rosa e bianco e dal suo chalet. I ladri hanno portato via anche l'inferriata del muro di cinta. L'hanno staccata dal muro mentre il varco principale d'ingresso è completamente spalancato. «Interpellerò la commissione ecomafia per tutte queste vicende assurde», preannuncia Alessandro Cannavacciuolo, ambientalista di Acerra.

Tutto ciò capita due anni dopo la confisca disposta dalla seconda sezione del tribunale misure di prevenzione di Napoli, che ha nominato due amministratori giudiziari per la gestione del patrimonio sottratto ai Pellini. Un tesoro enorme: 250 fabbricati, 4 aziende, 68 appezzamenti di terreno, 50 tra auto, moto di lusso e autoveicoli industriali, 49 rapporti bancari e 3 elicotteri. Beni per 222 milioni di euro intestati ai fratelli acerrani Cuono, Giovanni e Salvatore Pellini, quest'ultimo un tempo maresciallo del nucleo informativo dei carabinieri di Napoli, i soli imprenditori dello smaltimento dei rifiuti condannati sinora per disastro ambientale immane in provincia di Napoli.

GLI IMMOBILI
Il tesoro, che il tribunale considera frutto dei proventi dello scarico di rifiuti tossici giunti dal nord Italia nel Napoletano, era stato fatto sequestrare dalla Dda partenopea nel 2017. Quindi la battaglia giudiziaria che ha portato alla confisca, confermata in primo grado dai giudici del tribunale misure di prevenzione. Ma i Pellini hanno fatto appello. La causa è in corso. Rivogliono quei milioni reinvestiti nella maniera più classica, nel mattone. Case, ville, palazzi: 8 appartamenti a San Felice Circeo, 10 ville a Santa Maria del Cedro, una villa di oltre 800 metri quadrati coperti ad Agropoli, 10 case nei pressi di Praia a Mare, tre grandi appartamenti a Roma, due alle spalle del Vaticano e uno a Cinecittà. Impressionante l'elenco degli appartamenti confiscati ad Acerra. Oltre alle tre, enormi, ville in cui tuttora abitano i Pellini ci sono altri 144 appartamenti intestati a loro e alle mogli, in gran parte affittati. Altri 14 si trovano a Caserta, 6 a Pomigliano. Ci sono pure una pasticceria a Marigliano e un distributore di benzina a Ceprano, provincia di Frosinone. Infine, i terreni agricoli. Sono immensi, moltissimi. Cingono tutta la parte occidentale e settentrionale di Acerra, dove c'è l'agriturismo ormai distrutto. Tra i beni confiscati anche 4 aziende di smaltimento. La più grande è l'ATR, nell'area Asi.
 

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