Acerra, ucciso il boss Mariniello: è la nuova faida di camorra

Acerra, ucciso il boss Mariniello: è la nuova faida di camorra
di Pino Neri
Lunedì 18 Febbraio 2019, 07:30 - Ultimo agg. 11:56
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Sapevano benissimo dove e come colpirlo. I sicari, probabilmente due, lo hanno crivellato di colpi. L'agguato, alle 10,30 di ieri. La vittima, Vincenzo Mariniello, 46 anni, era nella sua Mercedes, davanti casa, sulla breve rampa che dal cancello maggiore, bardato di leoncini di gesso bianco, della palazzina di tre piani in cui abitava porta al garage retrostante l'edificio color pastello di via Pietro Nenni, centro residenziale di Acerra, rione parco Gravina. Mariniello appena due giorni fa era tornato in libertà dopo una detenzione agli arresti domiciliari. È il secondo omicidio in due giorni in provincia di Napoli. Sabato sera, a Mugnano, a finire sotto i colpi dei killer era stato un ambulante, Giovanni Pianese. È evidente che qualcosa si è rotto negli equilibri malavitosi e una nuova faida di camorra rischia di insanguinare il territorio.
 
Nessuno, «ovviamente», ha visto o sentito niente. I killer comunque hanno effettivamente agito in un momento nel quale per strada non c'era anima viva. L'area dell'omicidio si trova alle spalle della chiesa di Sant'Alfonso, in quel frangente colma di fedeli per la Santa messa. E così se n'è andato via nel breve volgere di pochi secondi un pezzo di storia della camorra. Sì, perché Vincenzo Mariniello, 46 anni, moglie e due figli piccoli, era un boss di quelli importanti nel territorio a cavallo tra le province di Napoli e Caserta. Era il figlio di Gennaro Mariniello, il capo dei «camurristielli», ammazzato il 24 marzo 2000 mentre stava seduto sul terrazzo di una palazzina in costruzione in via Alessandro Volta, a pochi passi da via Nenni. Gli assassini lo centrarono da centinaia di metri di distanza con un fucile di precisione. Per quest'omicidio sono stati condannati all'ergastolo, tre anni fa, Mario De Sena (altro storico boss di Acerra), Mario Di Fiore, capo dell'omonimo clan, e Francesco Montesarchio, elemento di spicco del gruppo rivale dei «camurristielli».

La faida con i De Sena e i Di Fiore si è intrecciata con quella ingaggiata con i De Falco, a loro volta parenti dei Di Fiore e alleati del boss De Sena. È la storia di una faida zeppa di odio, quella che ha coinvolto il giovane Impero De Falco, odio che secondo gli inquirenti culminò appunto nell'assassinio di Gennaro Mariniello. Da allora, per quattordici anni, una scia di sangue ha accompagnato il confronto tra i Mariniello e il clan Di Fiore-De Falco. Un corpo a corpo caratterizzato da altre due fiammate, l'uccisione del costruttore acerrano Luigi Borzacchiello, ritenuto dagli inquirenti vicino ai Mariniello, e quella del boss Ciro De Falco, il papà di Impero, vittima di una vendetta dei «camurristielli». Per l'omicidio Borzacchiello era stato indagato, nel 2012, proprio Impero, insieme ad altri tre esponenti del suo clan.

Comunque adesso tutti concordano su un fatto incontestabile e cioè che l'uccisione di Vincenzo Mariniello - precedenti vari tra cui l'associazione di stampo mafioso - rischi di rompere equilibri già difficili nel variegato contesto camorristico di Acerra, dove agiscono almeno sei clan, talvolta alleati e altre volte nemici tra loro. Nel frattempo, c'era stata una sorta di pax mafiosa: l'ultimo omicidio risale a tre anni e mezzo fa: a settembre del 2015 fu ucciso in piazza San Pietro, a trecento metri dal luogo dell'ultimo agguato, Adalberto «Ignazio» Caruso, 57 anni, cognato di un personaggio di spicco più volte arrestato, Cuono Lombardi. Ma c'è anche un fronte politico nella storia mafiosa del clan Mariniello. Clan che nel 1996 fu tra le cause di uno scossone nella giunta regionale guidata da Antonio Rastrelli: il vice presidente, Rocco Fusco, fu processato (e poi assolto) a causa dell'arresto proprio di Gennaro Mariniello, accusato di voler estorcere miliardi dai lavori della Tav all'epoca in progetto ad Afragola.

In ogni caso, i Mariniello ad Acerra sono molto radicati. Basti pensare che Vincenzo Mariniello era lo zio ha sposato la sorella del padre di Benito Giuseppe Soriano, consigliere comunale del Pd (del tutto estraneo ai fatti descritti) e del diciassettenne (fratello di Benito) che a febbraio di un anno fa in una classe dell'istituto superiore «Bachelet» di Santa Maria a Vico accoltellò al volto la sua professoressa d'italiano, Franca Di Blasio, «punita» dal giovane per essersi permessa di avergli inflitto una nota sul registro.

Dunque, un contesto a dir poco difficile.

Si scava nel passato. Vincenzo Mariniello a novembre era finito ai domiciliari per un traffico di droga con personaggi di Giugliano e della zona casalese. I rapporti con quell'area sono stati una costante nella storia del clan Mariniello.

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