I fratelli Scuotto lo hanno trasformato in statuina e quindi in leggenda popolare e vivente. Lo hanno ritratto in tante pose diverse: accanto a Totò, disteso, in osteria; persino sul presepe del re di Spagna. Un omaggio a un personaggio molto amato dai napoletani e, incosapevolmente, «maschera che ha rinnovato la commedia umana». Così lo ricorda, nel giorno della morte che coincide con la Natività, il fotoreporter Sergio Siano, che per anni (tanti anni) lo ha immortalato nei luoghi caratteristici della città e della sua vita quotidiana, gli stessi ricostruiti in sughero e terracotta nella bottega della "Scarabattola" ai Tribunali. «Giacomino era come un bambino. Per questo, ci ha lasciati proprio ora», aggiunge Siano, promettendogli: «Non sarai mai dimenticato».
Quasi calvo, con il naso e il mento appuntiti e le orecchie di dimensioni giganti. Disabile, nella più dura realtà, ma anche adottato dalla gente dei vicoli, Giacomino Santella a quasi 80 anni ha incarnato la purezza, diventando il nuovo Benino, un portafortuna, il pastore che dorme e sogna.
,