Affitti record a Napoli: prezzi quasi raddoppiati in zona Decumani

Impennata da via Nilo fino al rione Sanità, rincari del 30 per cento anche sugli acquisti

I decumani
I decumani
di Gennaro Di Biase
Mercoledì 31 Gennaio 2024, 07:30 - Ultimo agg. 17:38
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«Una studentessa dormiva nel corridoio di una casa in via Duomo, pagava 500 euro al mese». È l’effetto turismo: il centro storico non è più per studenti e residenti. I prezzi degli affitti sono alle stelle, «spesso raddoppiati negli ultimi 2 anni», spiegano gli agenti immobiliari, snocciolando casi concreti di appartamenti in piazza Cavour, via Nilo, Sanità e dintorni. Alla base dell’impennata, il boom di visitatori e una diversa percezione del centro storico, diventato appetibile per gli stranieri. Uno scenario complesso, che porta indotto e lavoro in città. Ma che preclude le zone simbolo di Partenope per universitari e ceto medio. Nei giorni scorsi, il vicesindaco Laura Lieto aveva ipotizzato misure per limitare il numero delle strutture ricettive, ma da Abbac (associazione di categoria dei b&b) si annuncia già un possibile ricorso al Tar.

Affitti quasi raddoppiati nell’ultimo biennio. E prezzi di compravendita cresciuti in media del «20%-30%». Quasi impossibile, per lavoratori o fuorisede, trovare casa in centro. Una babele di costi dovuta allo squilibrio tra la domanda di appartamenti (alta) e l’offerta ai minimi storici. La maggior parte delle 10385 strutture ricettive su Airbnb e Booking sono immobili del centro Unesco. «In via Nilo, un appartamento di 45 mq, è passato in un anno da un affitto di 750 a 1100 euro al mese - argomenta Diego Calamita, consulente immobiliare - Un immobile di 33 mq in piazza Cavour nel pre-Covid si affittava a 350 euro. Oggi a 850».

Lo stesso succede nella Sanità: «Un appartamento in via Fonseca, da 500 euro è passato a un canone di 1150 - prosegue Calamita - La maggior parte di questi immobili diventeranno b&b o case vacanza, soluzione che rende di più anche al proprietario». Altro aspetto rilevante riguarda la diminuzione delle case in vendita: «Dal record del 2022, con 11200 annunci - conclude il consulente - oggi ne abbiamo circa 5mila. Questo crea disagi a chi cerca casa».

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Se in centro non ci sono case, aumentano i prezzi negli altri quartieri. È il butterfly effect del mercato immobiliare partenopeo, che porta grigi per gli studenti e ricadute positive per i proprietari. A spiegarcelo è Francesco Graffer, consulente immobiliare di Re/Max: «Il boom turistico ha portato un elemento interessante in città - dice - chi si dedicava ad attività anche illecite, oggi investe nella ricezione, mettendo a reddito il suo “buco” di proprietà. Un basso di 35 mq in Pignasecca 5 anni fa valeva 15mila euro circa. Oggi ne vale circa 70mila. Il fenomeno è partito dal centro, ma a cascata è arrivato in altri quartieri. Sono aumentati i prezzi anche a Fuorigrotta o al Vomero, per intenderci, perché è diminuita l’offerta abitativa in centro». Il tema è delicato. E investe, nel bene e nel male, dinamiche sociali.

«In centro ho venduto 6 case a uso ricettivo nell’ultimo anno - spiega un altro consulente - Un appartamento ai Tribunali o ai Quartieri che si vendeva a 100mila euro 2 anni fa, oggi costa 130mila. A Posillipo è stata venduta una casa di 30 mq: sorgerà una struttura ricettiva. Valeva circa 55mila euro. In vico Zuroli, a Forcella, una casa di 65 mq valutata 140mila euro è stata venduta a 165mila. Anche al Vomero si moltiplicano b&b, ma qui i fuorisede e i lavoratori sono più diffusi: gli aumenti sono più contenuti, tra 10 e 15%. Spesso gli appartamenti fatiscenti sono dati agli studenti, che si accontentano in mancanza di offerte». Agostino Ingenito, presidente di Abbac, interviene sull’ipotesi di limitazioni al numero di strutture ricettive: «Prima di procedere ad azioni che porterebbero a ricorsi al Tar, come avvenuto a Firenze, vorremmo provare la strada del dialogo con l’amministrazione. Le strutture ricettive non possono essere ridotte senza un monitoraggio documentato del fabbisogno abitativo».