Afragola, denudate e segregate dal padre carceriere: «Voi siete roba mia»

Afragola, denudate e segregate dal padre carceriere: «Voi siete roba mia»
di Marco Di Caterino
Sabato 28 Novembre 2020, 09:41 - Ultimo agg. 10:38
3 Minuti di Lettura

Un padre padrone da far impallidire per violenza e ferocia, persino quello descritto da Gavino Ledda, in Padre padrone, l'educazione di un pastore. Per oltre dodici anni, Giovanni F. 43 anni di Afragola, un fuori e dentro le carceri per rapina e altri reati, ha vessato, ridotto in stato di totale sudditanza, picchiato con catene e a mani nude le due figlie da quanto queste povere vittime erano minorenni. E quando una di loro aveva solo osato parlare con un ragazzo, è stata denudata e richiusa per ore nel bagno. Le vietava di uscire, e quando lo permetteva per piccole commissioni, orologio alla mano cronometrava il tempo impiegato. Per pochi secondi in più del termine fissato, scattata la punizione.

In uno di questi pestaggi, l'uomo ha colpito con estrema violenza con un calcio la figlia più piccola, rischiando di farle uscire l'occhio dall'orbita oculare. Un inferno tra la mura domestiche durato oltre dodici anni, e giustificato da questo scellerato e violento padre con Voi siete roba mia, e imposto anche con la minaccia di una pistola, utilizzata qualche volta con l'esplosione di colpi dentro casa. Il calvario delle due ragazze, che oggi hanno 19 e 21 anni, è finito ieri. I carabinieri della caserma di Afragola, diretta dal maresciallo Raimondo Semprevivo, che hanno indagato convincendo le vittime a denunciare il padre aguzzino, hanno arrestato il 43enne, eseguendo un'ordinanza di custodia cautelare in carcere del gip del tribunale di Napoli nord, su richiesta dal pubblico ministero Maria Carmen Quaranta della procura di Napoli nord, diretta da Francesco Greco. L'uomo è accusato di violenze in famiglia, porto e detenzione illegale di arma da sparo, una Luger SP101 calibro 357 magnum sequestrata dai carabinieri, ed estorsione. 

Video

L'uomo ha pretesto con violenza, picchiando l'attuale convivente della figlia maggiore, più di duemila euro, perché doveva pagare l'avvocato al quale si era rivolto perché le due figlie lo avevano dapprima querelato, per poi ritirate la denuncia, perché il padre violento aveva preso a minacciare di morte di genitori del convivente della figlia maggiore. Denunce sporte nelle Marche dove le due sorelle si era rifugiate presso i parenti del convivente della più grande dopo essere scappate da Afragola quando la più piccola era diventata maggiorenne. Il padre dopo essere riuscito a scoprire il loro rifugio, aveva preso a minacciarle per telefono: «Se non tornane vi sciolgo nell'acido», ma anche «Vi apro a metà come i maiali». E per paura che il padre potesse far del male ai genitori del convivente, le due ragazze sono state costrette a ritornate ad Afragola, dove al posto delle botte, sono state costrette a consegnare al genitore tutti gli importi del reddito di cittadinanza, compreso la parcella per il suo avvocato.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA