I fondali flegrei svelano altri ordigni bellici: un sub ha comunicato alla guardia costiera di Baia di aver individuato tre presunti ordigni, a 17 metri di profondità, nello specchio acqueo al largo di Capo Miseno. Immediatamente sono partite le procedure di sicurezza ed è stata informata la Prefettura. E così l'area, per un raggio di duecento metri, è stata interdetta dalla capitaneria di porto di Pozzuoli. Un'ordinanza firmata dal comandante Mario Atella, nel tratto marino in questione vieta il transito, la sosta, l'ormeggio di unità navali, la balneazione, la pesca e l'immersione subacquea.
Il provvedimento sarà in vigore fino agli interventi di rimozione e bonifica a cura del Nucleo Sdai Servizio difesa antimezzi insidiosi.
Il ritrovamento non è un caso isolato: sui fondali flegrei periodicamente riaffiorano ordigni inesplosi risalenti alla seconda guerra mondiale. Di recente altri residuati bellici sono stati rinvenuti (e poi disinnescati) nel tratto marino di Capo Miseno e di Torregaveta. In realtà, tra il 1942 e il 1943 fu lanciata una grande quantità di bombe sul golfo, da Napoli a Pozzuoli a Bacoli. E centinaia unità esplosive furono scagliate anche lungo la litoranea e nello specchio acqueo antistante. Lo ricordano bene gli anziani della zona flegrea. Alcuni ordigni, nascosti tra i fondali sabbiosi, sono stati rinvenuti al largo della costa: decine di bombe da mortaio, di tipo cluster o a grappolo (con mine ad alto potenziale esplosivo), proiettili di medio calibro, disinnescati poi in sicurezza. Tra i casi più noti, qualche anno fa il ritrovamento di una bomba da 500 libbre sui fondali tra Procida e Bacoli, nel corso di lavori di manutenzione della condotta metanifera. Intanto, in caso di ritrovamenti di ordigni esplosivi o parti di essi, è indicata la massima cautela. Come precisa una nota della Marina Militare «questi manufatti possono essere molto pericolosi e pertanto non devono essere toccati o manomessi».