Sotto i riflettori finirono assunzioni e incarichi all’Arpac, l’Agenzia regionale per l’ambiente, e in aziende sanitarie e sotto accusa, tra gli altri, Clemente Mastella, all’epoca segretario nazionale dell’Udeur e da poco dimessosi da ministro della Giustizia, e sua moglie Sandra Lonardo, al tempo presidente del consiglio regionale della Campania, l’allora direttore generale dell’Arpac Luciano Capobianco e direttore amministrativo Francesco Polizio. Il processo iniziato sei anni fa non è ancora arrivato a una conclusione. Un processo lumaca, un dibattimento che è andato avanti al ritmo di rinvii a lungo termine, un cambio di collegio, l’attesa della decisione della Cassazione su alcuni proscioglimenti (incluso quello per il reato di associazione a delinquere da cui è scaturito un altro processo che pure è ancora al palo di eccezioni e questioni preliminari) contro i quali la Procura aveva fatto ricorso. Il primo testimone è stato citato nell’udienza del 20 novembre 2013, due anni dopo la prima udienza in calendario.
Una decina di capi di imputazione a breve saranno dichiarati prescritti: riguardano le ipotesi di truffa aggravata in relazione a una ristrutturazione della sede Arpac di Benevento a luglio 2007, di abuso d’ufficio con riferimento ad assunzioni di collaboratori tra il 2005 e il 2007 e a un paio di incarichi professionali nel 2006, di truffa e falso tra il 2004 e il 2006 per attestazioni e modalità di conferimento di incarichi ad Arpac Campania ambiente. Nella scorsa udienza, il primo marzo, sono stati decisi gli stralci delle posizioni soggette a prescrizione. La situazione ha spinto Capobianco (difeso dall’avvocato Fabio Cavalli), Polizio (assistito dall’avvocato Alfonso Trapuzzano) e altri imputati a rendere dichiarazioni spontanee o depositare memorie per chiedere ai giudici di pronunciarsi nel merito superando la prescrizione e sperando in un’assoluzione nei fatti. Sandra Lonardo è tra gli imputati che nel processo rispondono di reati ormai prescritti.
Mastella, assistito dagli avvocati Alfonso Furgiuele e Fabio Carbonelli, risponde invece di accuse che restano ancora in piedi nel processo: riguardano il presunto impiego per fini privati dei finanziamenti per l’editoria destinati al Campanile, società editrice del partito Udeur.
Il processo prosegue anche per altri imputati e per altre vicende, tra le quali ipotesi di tentata concussione per fatti legati all’Asl di Benevento e abusi d’ufficio per assunzioni Arpac e per la nomina di un primario all’ospedale Santobono. L’inchiesta culminò a ottobre 2009 con sessantatré indagati e venticinque misure cautelari, nel tempo poi revocate. La procura ipotizzò «una serie indeterminata di reati contro la pubblica amministrazione». Assunzioni e appalti finirono nel mirino. Fu sollevato il sospetto di raccomandazioni e assunzioni su segnalazione di uomini politici.
Continua a leggere sul Mattino Digital