Bagnolifutura, Finanza in Comune: nel mirino gli atti del Consiglio

Bagnolifutura, Finanza in Comune: nel mirino gli atti del Consiglio
di Pierluigi Frattasi
Mercoledì 2 Maggio 2018, 22:56 - Ultimo agg. 3 Maggio, 08:29
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Si stringe la morsa della Corte dei Conti della Campania sul crac di Bagnolifutura. Blitz della Guardia di Finanza al Comune di Napoli. Acquisiti tutti gli atti relativi alla storia della società di trasformazione urbana - dalla nascita del 2002 fino al fallimento del 2014 - dalle delibere di giunta e di consiglio comunale delle consiliature Iervolino e de Magistris ai verbali delle commissioni consiliari di vigilanza. Una massa enorme di carte, ora al vaglio della procura contabile nell’ambito di una maxi-inchiesta, condotta dal pm contabile Saverio Galasso - fascicolo in precedenza affidato al viceprocuratore Marco Catalano - sotto il coordinamento del procuratore regionale Michele Oricchio, e delegata ai militari del Nucleo di polizia Tributaria della Guardia di Finanza, per un presunto danno erariale di oltre 370 milioni di euro, per omessa vigilanza e incauto conferimento di beni. 
Gli investigatori vogliono vederci chiaro. Al setaccio spese per consulenze e studi di riqualificazione, nonché la mega-ricapitalizzazione da decine di milioni di euro arrivata a fine 2012, attraverso il conferimento di immobili comunali, rivelatasi poi inutile, perché seguita a stretto giro dal fallimento della Stu. Il lavoro della Procura contabile mira a stabilire se negli anni di vita della Bagnolifutura siano state messe in atto eventualmente pratiche di malagestio e ad accertare eventuali responsabilità degli amministratori comunali nel mancato controllo sull’operato dei vertici della partecipata. Due, quindi, come detto, le ipotesi di reato contabile al vaglio: incauto affidamento di beni e omessa vigilanza. Nel primo caso, sotto i riflettori ci finisce la delibera di ripatrimonializzazione della Stu del 2012, attraverso il trasferimento degli immobili, fino ad allora di proprietà del Comune di Napoli, come la Porta del Parco, il Turtle Point e il Parco dello Sport. La delibera fu approvata prima in giunta il 9 agosto, poi in consiglio comunale il 16 ottobre successivo, con l’opposizione del gruppo di Ricostruzione Democratica. Nell’intenzione dell’amministrazione, quel conferimento avrebbe dovuto dare nuova linfa alla società, scongiurando il fallimento e garantendo il mantenimento delle linee di credito presso le banche. Ma quell’iniezione di risorse fresche non bastò a salvare la società dal tracollo finanziario, avvenuto a maggio 2014, quando Bagnolifutura fu dichiarata fallita dal Tribunale, con la conseguenza di far confluire anche gli ex beni comunali nella massa passiva per liquidare i creditori. Secondo i pm contabili, però, quella ripatrimonializzazione potrebbe essere arrivata fuori tempo massimo, con la società già decotta dal punto di vista finanziario, tale da rendere il conferimento dei beni «incauto e irresponsabile». Nell’aprile 2013 i suoli di Bagnolifutura furono in parte sequestrati dai Nas nell’ambito dell’inchiesta della Procura sulle mancate bonifiche. A fine 2013, quindi, il sindaco Luigi de Magistris firmò l’ordinanza del «Chi inquina paga». L’anno successivo arrivò il crac della Bagnolifutura, a seguito dell’istanza di fallimento della Fintecna da 59 milioni di euro. A giugno 2016, quindi, il Tribunale fallimentare ha definito lo stato passivo in oltre 124 milioni di euro, su un totale di richieste da parte dei creditori per 228 milioni, con un lunghissimo elenco degli aventi diritto, tra dipendenti, dirigenti, manager e consulenti della Stu e fornitori, istituti di credito ed altre società erogatrici di servizi. Adesso la Corte dei Conti sta cercando di ricostruire la storia finanziaria della Bagnolifutura. La Guardia di Finanza, nel corso di ripetuti blitz sia a Palazzo San Giacomo che nella sede del consiglio comunale di via Verdi, ha acquisito gli incartamenti, compresi anche i fascicoli delle commissioni consiliari di vigilanza su Bagnolifutura, che nel corso degli anni hanno monitorato i lavori della Stu, nata con lo scopo di bonificare l’ex area Italsider e vendere i suoli. Sotto osservazione ci sono gli atti delle due giunte Iervolino e della prima giunta de Magistris. Carte e faldoni che si aggiungono agli atti del Tribunale fallimentare di Napoli già acquisiti. Sotto la lente di ingrandimento degli investigatori ci sono tutte le voci di uscita e di entrata: dagli stipendi di manager e dirigenti alle consulenze, agli studi e ai progetti. Tra questi anche quello dell’America’s Cup, che inizialmente doveva tenersi proprio nello specchio d’acqua di Bagnoli, ma che poi fu spostato sul Lungomare Caracciolo.
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