«Noi, bimbi ucraini in fuga dalle bombe ma Batman ci salverà: grazie Italia»

«Noi, bimbi ucraini in fuga dalle bombe ma Batman ci salverà: grazie Italia»
di Valentino Di Giacomo
Giovedì 3 Marzo 2022, 23:56 - Ultimo agg. 5 Marzo, 08:34
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«Grazie Italia per la generosità che state avendo nei nostri confronti e ci emoziona, ma noi vogliamo tornare presto nel nostro Paese, speriamo che Putin smetta con i bombardamenti perché noi vogliamo solo la pace». È in lacrime, stanca dopo il viaggio e con un bimbo di due anni e mezzo tra le braccia. Alexandra ha 30 anni, arriva da Leopoli dove da qualche giorno non la smettono più di suonare le sirene che annunciano i bombardamenti.

Lì, a quasi 3mila chilometri di distanza, è rimasto suo marito che non può lasciare il Paese e presta assistenza alla popolazione come volontario della protezione civile. Alexandra, insieme a sua cugina che, a sua volta, ha con sé una bimba di 4 anni, è arrivata in Italia passando dalla Polonia grazie ad alcuni autisti ucraini che fanno la spola tra il nostro Paese e le zone di guerra. Sono arrivate ieri pomeriggio al Covid residence di Ponticelli per registrarsi e fare il tampone.

Ad accoglierli la mamma di Alexandra che vive da anni ad Ercolano e che ospiterà le due donne con i due bambini. Si emoziona l’anziana signora nel vedere i nipotini, li abbraccia, poi ancora un pianto con i pensieri rivolti a chi dei suoi cari deve resistere in Ucraina con la minaccia delle bombe e delle mitragliatrici che sparano all’impazzata. 

Sono tante donne e tanti bambini al Covid residence che solo qualche mese fa era già stata una struttura di riferimento per ospitare gli esuli di un’altra guerra, quella dell’Afghanistan e del regime talebano. Nel grande atrio, dopo aver effettuato i tamponi, i bimbi hanno ancora la forza di giocare a rincorrersi sotto gli occhi del direttore dell’Asl Napoli 1 Ciro Verdoliva e del capo della protezione civile regionale Italo Giulivo. Un bimbo con la maglietta e la mascherina di Batman e due occhi grandi e neri come il mare di notte invoca il nome del suo super-eroe: «Batman» e aggiunge qualche parola in ucraino. Una delle mediatrici culturali della Regione Campania ci traduce che sta gridando «Batman ci salverà» indicando la sua maglietta. Igor, 7 anni arriva dalla città di Ivano Frankivsk, non lontano da Leopoli, nei suoi sogni diventata come Gotham City, in attesa di essere salvata da un uomo dotato di qualche superpotere. «Domani - chiedono invece gli altri bimbi che ancora non hanno compreso l’accaduto - andremo a scuola?».

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Le mamme raccontano, attraverso Elena, la mediatrice culturale alle quali si affidano, che hanno voluto portare via dall’Ucraina i propri figli perché in strada i russi lasciavano dei giocattoli-bomba, pronti a scoppiare non appena i bambini li raccoglievano. «Non è - spiegano - una leggenda metropolitana, lo stanno facendo davvero. Non potevamo correre questo pericolo e siamo scappate via mentre i nostri mariti sono rimasti a combattere». Grazie al wi-fi del residence di Ponticelli una donna avvia una telefonata con suo marito, al cellulare un uomo con un casco militare. Solo il tempo di dirsi «ciao, stiamo bene», poi la linea cade. Intanto una delle donne è stata trovata positiva al tampone e viene portata nella struttura predisposta a Portici per lasciare il residence di Ponticelli covid free. Altri sette, ieri, sono stati i profughi trovati positivi nei test effettuati all’esterno del Consolato ucraino al Centro direzionale, l’altro centro di smistamento. 

 Le donne con i bimbi - circa una trentina - poi vengono portate su due furgoni diretti nei vari Comuni dove ognuno di loro ha dei parenti: chi al centro di Napoli, chi a Palma Campania, altri nei Comuni vesuviani. Intanto la famiglia formata da mamma, papà e bimba che ha pernottato nella notte tra mercoledì e ieri al Residence è già andata via. Ieri notte sono rimaste a dormire nella struttura di Ponticelli solo due donne con tre bambini. Poi c’è un 37enne che resterà più a lungo nel Covid residence perché necessita di cure salva-vita. L’uomo, Alexander, arriva da Ternopil e ha bisogno di fare la dialisi. Ha potuto lasciare il Paese proprio a causa delle sue condizioni di salute. «Ho deciso di partire perché in Ucraina - racconta - i medici mi hanno detto che tra qualche giorno non avrebbero avuto più modo di curarmi. Nel mio Paese chi è affetto da malattie presto non potrà essere più curato, scarseggiano farmaci e gli ospedali rischiano di finire sotto le bombe». L’ordine dei farmacisti di Napoli, presieduto da Vincenzo Santagada, nella straordinaria catena di solidarietà in corso, ha raccolto 65mila euro di donazioni per mandare dei farmaci, il primo carico è già partito ieri. 

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