Calcio scommesse e clan, ex calciatore incastra il giocatore del Genoa. Lui: «Sono bugie»

Calcio scommesse e clan, ex calciatore incastra il giocatore del Genoa. Lui: «Sono bugie»
di Viviana Lanza
Martedì 7 Novembre 2017, 09:35 - Ultimo agg. 09:43
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L'incontro con il boss della Vanella Grassi a un torneo amatoriale di calcetto e i successivi contatti. La proposta di combine e la possibilità di scommettere su un risultato sicuro. I 30mila euro in contanti come regalo del boss e la penale in caso di risultato mancato. Il viaggio nella notte per consegnare la mazzetta da 15mila euro in casa del calciatore ad Atripalda e la preoccupazione e i commenti dopo la notizia del pentimento del camorrista. C'è tutto questo nella versione che l'ex calciatore Luca Pini ha dato ai magistrati sulla vicenda calcioscommesse che lo vede tra gli imputati in attesa di sentenza. Ma è scontro con Armando Izzo, il calciatore di Scampia che oggi milita nella seria A con la maglia del Genoa e che quelle accuse le ha respinte dicendosi pronto a far valere la propria difesa nel processo che comincerà a febbraio.

Due versioni a confronto. In mezzo c'è il sospetto di partite truccate, di presunte combine in relazione a due match disputati dall'Avellino nel campionato di serie B di tre anni fa: quella contro il Modena del 17 maggio e quella contro la Reggina del 25 maggio 2014.

Luca Pini, gioielliere ed ex calciatore, ha raccontato dettagli di incontri e presunti accordi: i suoi verbali sono agli atti del processo sull'interesse per le scommesse calcistiche di Umberto Accurso e del fratello, ora pentito, Antonio. Izzo ha invece negato: «L'unico motivo per cui sentivo Pini era per i gioielli».
L'incontro con Umberto Accurso lo ha raccontato Pini: «Ci presentò un amico. Umberto, avendo saputo dei miei precedenti calcistici, mi disse che se avesse organizzato un torneo, inteso come presidente, avrebbe pensato a me». E qualche giorno più tardi, in un circoletto al rione Berligieri, arrivò un'altra proposta: «Accurso mi chiese quale calciatore conoscessi nell'Avellino». Fu così che si arrivò all'incontro al ristorante a Baiano. Pini ci andò con Francesco Millesi che all'epoca era il capitano dell'Avellino. «A un certo punto Umberto Accurso chiese se Millesi poteva dargli qualche notizia in modo che suo fratello potesse puntare e recuperare parte delle ingenti somme che aveva perso».

 

«Per il regalo non farti problemi, disse Accurso dimostrando di essere facoltoso» ha sostenuto Pini nel suo interrogatorio al pm della Dda Maurizio De Marco. Seguirono altri incontri. «Umberto Accurso disse a Millesi che Izzo era un ragazzino, non aveva potere di andare vicino a un veterano e non era in grado di avere voce in capitolo. Io così oggi capisco il mio ruolo» ha ammesso Pini parlando anche del presunto ruolo di Izzo. Quando fu invitato a raggiungerli in un locale a Casoria «Izzo non chiese nulla e si precipitò. Io - ha raccontato Pini - gli dissi di non preoccuparsi, che il capitano era amico mio e di sedersi pure con noi. Izzo replicò: Fratello, hai preso il numero uno, adesso si può fare. Ricordo che quella sera vi era la finale di Europa League e si vedeva in Tv e che Antonio Accurso agiva con calcolo e determinazione, voleva l'informazione e in esclusiva».

L'accordo per Modena-Avellino avrebbe previsto un gol in casa da favore del Modena. «Ricordo che Millesi ebbe i soldi nella busta blu, si pattuì 30mila di regalo a Millesi che assicurava il risultato e rispondeva anche del risultato sfavorevole». Il Modena fece il gol nel secondo tempo. Il boss era in trepidazione e Millesi avrebbe detto di aver offerto 15mila euro durante l'intervallo a un compagno di squadra, che non era Izzo che non giocò quella partita. «La somma - ha ricordato Pini - mi venne data da Antonio Accurso immediatamente dopo la partita. Arrivai ad Avellino a notte inoltrata, poi ad Atripalda. Trovai Millesi con Izzo a cui dissi ma che mi fate fare, toglietemi di mezzo e i due scoppiarono a ridere. Diedi i soldi a Millesi e una parte di questi soldi Millesi li diede a Izzo» ha raccontato Pini negando di aver preso soldi per sé.

Quanto alla partita Avellino-Reggina, secondo l'ex calciatore «Millesi simulò di poter condizionare il risultato, in realtà fu semplicemente il più probabile». Millesi nel frattempo era stato segnalato al presidente da un compagno di squadra ed era stato messo in panchina.

«Ho invece incontrato Armando Izzo con la sua famiglia a Mergellina nell'estate del 2015 - ha spiegato Pini, per il quale nel processo con rito abbreviato il pm ha chiesto tre anni e mezzo per lui e 5 anni per Millesi -. Izzo mi disse che era molto preoccupato che Antonio Accurso aveva iniziato a collaborare con la giustizia ed era certo che avrebbe fatto dichiarazioni anche su questa vicenda. Io ritenevo di essere estraneo perché non avevo preso soldi e avevo smesso di giocare».

Una versione che Izzo ha negato, smentendo ogni coinvolgimento nelle presunte combine. Il calciatore di Scampia si è difeso nell'interrogatorio reso al pm durante la fase delle indagini e lo farà, assistito dall'avvocato Salvatore Nugnes, nel processo che inizierà a febbraio per concorso esterno in associazione camorristica e frode sportiva. «Sono cresciuto a Scampia - ha raccontato Izzo - nelle Vele e poi al Lotto G ma a 17 anni ho lasciato Napoli per andare a Trieste a giocare con la Triestina. Antonio e Umberto Accurso li vedevo in strada quando ero ragazzino, li incontravo e li salutavo ma non li frequentavo». Quanto all'incontro a Mergellina, ha precisato: «Ricordo di aver incontrato Pini ma non abbiamo assolutamente parlato della collaborazione di Accurso». Netta la smentita anche sulla spartizione dei soldi del boss: «Assolutamente no. Mai ricevuto soldi e mai visto Pini dare denaro a Millesi». E sulla riunione nel ristorante di Casoria ha spiegato: «Ci andai perché mi chiamò Pini che è un ragazzo da cui compravo diamanti, gioielli e orologi. Quando arrivai mi trovai davanti Millesi, Pini e Antonio Accurso con un ragazzo e una ragazza che non conoscevo. Prendemmo un aperitivo, chiacchierammo. Né Millesi né Accurso affrontarono il discorso di partite di calcio. Nego di aver detto Fratello hai preso il numero uno. Non mi sarei mai permesso di chiamare Accurso fratello. Antonio Accurso e Luca Pini sul punto mentono».
 
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