Camorra, la mamma della vittima dei bulli fa arrestare il nuovo boss di Napoli Est

Camorra, la mamma della vittima dei bulli fa arrestare il nuovo boss di Napoli Est
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 30 Ottobre 2020, 11:30
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Prima il bullismo nei confronti del figlio, poi minacce esplicite, con tanto di spari contro i vetri del balcone. Alla fine l'ultimatum: lascia la casa, vai via da Ponticelli, portaci le chiavi dell'abitazione e sparisci. Senza pietà, senza pensare che la vittima dell'estorsione in questo caso era una donna che vive facendo le pulizie, separata dal marito, costretta a badare da sola ai propri tre figli. E quando la donna ha provato a chiedere un chiarimento, rivolgendosi direttamente al boss della zona, si è trovata di fronte l'ennesimo atto di violenza: «Se vuoi rimanere a Ponticelli, se non vuoi lasciare la casa portaci cinquemila euro...». Troppo anche per chi vive in un contesto segnato dalla camorra, dalla violenza di strada, tanto da spingere una donna a commettere un atto rivoluzionario: lei, legittima assegnataria di una casa popolare, ha denunciato e fatto arrestare i presunti estorsori, puntando l'indice contro alcuni presunti esponenti di vertice del clan De Luca Bossa di Ponticelli. 

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Ha avuto la forza di conservare i video delle telecamere di sorveglianza, ricostruire volti e responsabilità di donne e complici dei propri presunti taglieggiatori e di consegnarli alla polizia. Come una detective privata ha fornito nomi e soprannomi, ha mostrato alla polizia i video ricavati dalla telecamera di sorveglianza che aveva messo a protezione del domicilio e ha fatto visionare quei volti a potenziali testimoni violenze subite: erano loro che avevano assaltato la sua casa, a colpi di flex contro le inferriat, e di spari alle finestre. È in questo modo che ha fatto finire in cella i presunti parassiti che la tormentevano. Ma andiamo con ordine, a partire dai nomi dei soggetti arrestati. È stato il gip Roberto D'Auria a firmare l'ordine di arresto a carico di Umberto De Luca Bossa, classe 1993, figlio di Antonio (conosciuto come o sicco), che sta scontando la condanna all'ergastolo per l'autobomba che nel 1998 sventrò via Argine, dando inizio alla scissione contro i Sarno; Roberto Boccardo e Mario Sorrentino, a loro volta ritenuti responsabili dell'escalation di atti intimidatori a fini estorsivi.

Spiega la donna alla polizia del commissariato Ponticelli: «Sono stata costretta a denunciare, dopo aver lasciato la casa di via Molino Salluzzo a Ponticelli, ho paura per l'incolumità mia e dei miei tre figli». E c'è un particolare che ha spinto la donna a rischiare la vita per tutelare la propria dignità: i presunti camorristi avevano preso di mira il figlio di 13 anni, diventato vittima di atti di bullismo da parte di un coetaneo, spalleggiato da soggetti legati al clan locale. Inutile rivolgersi alla madre del bullo, per chiedere un minimo di solidarietà. Da lì, da quell'episodio sarebbero iniziate minacce e violenze a sfondo estorsivo. Fino ad arrivare agli spari nel balcone, tanto da costringere la donna a rivolgersi a De Luca Bossa jr: «Se vuoi rimanere a casa tua portaci 5mila euro, altrimenti lascia le chiavi in via Cleopatra», la risposta. Lotto zero, roccaforte di un clan nato dalla fusione di soggetti scarcerati di recente: i Minichini-Aprea-De Luca Bossa, a loro volta confederati all'ombra del clan Rinaldi (che rientra nella galassia della Alleanza di Secondigliano».  

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Inchiesta condotta dal pm anticamorra Antonella Fratello, che ha coordinato anche i fermi spiccati a carico di Eugenio Bonito, Giuseppe De Luca Bossa (classe 1977, fratello di Antonio, fondatore del clan), Domenico Amitrano, Carmine Fico: sono ritenuti responsabili di estorsione aggravata. Indagini dei carabinieri, i quattro dovranno difendersi dall'accusa di aver chiesto una tangente da 50mila euro al titolare di una concessionaria, danneggiata con un ordigno esplosivo. È la controffensiva della camorra che gestisce ancora (quaranta anni dopo il terremoto) le case popolari (nell'indifferenza delle istituzioni cittadine) e che impone il pizzo a colpi di bombe, spari e atti di bullismo a carico di un 13enne.

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