Prima il bullismo nei confronti del figlio, poi minacce esplicite, con tanto di spari contro i vetri del balcone. Alla fine l'ultimatum: lascia la casa, vai via da Ponticelli, portaci le chiavi dell'abitazione e sparisci. Senza pietà, senza pensare che la vittima dell'estorsione in questo caso era una donna che vive facendo le pulizie, separata dal marito, costretta a badare da sola ai propri tre figli. E quando la donna ha provato a chiedere un chiarimento, rivolgendosi direttamente al boss della zona, si è trovata di fronte l'ennesimo atto di violenza: «Se vuoi rimanere a Ponticelli, se non vuoi lasciare la casa portaci cinquemila euro...». Troppo anche per chi vive in un contesto segnato dalla camorra, dalla violenza di strada, tanto da spingere una donna a commettere un atto rivoluzionario: lei, legittima assegnataria di una casa popolare, ha denunciato e fatto arrestare i presunti estorsori, puntando l'indice contro alcuni presunti esponenti di vertice del clan De Luca Bossa di Ponticelli.
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Ha avuto la forza di conservare i video delle telecamere di sorveglianza, ricostruire volti e responsabilità di donne e complici dei propri presunti taglieggiatori e di consegnarli alla polizia. Come una detective privata ha fornito nomi e soprannomi, ha mostrato alla polizia i video ricavati dalla telecamera di sorveglianza che aveva messo a protezione del domicilio e ha fatto visionare quei volti a potenziali testimoni violenze subite: erano loro che avevano assaltato la sua casa, a colpi di flex contro le inferriat, e di spari alle finestre. È in questo modo che ha fatto finire in cella i presunti parassiti che la tormentevano. Ma andiamo con ordine, a partire dai nomi dei soggetti arrestati. È stato il gip Roberto D'Auria a firmare l'ordine di arresto a carico di Umberto De Luca Bossa, classe 1993, figlio di Antonio (conosciuto come o sicco), che sta scontando la condanna all'ergastolo per l'autobomba che nel 1998 sventrò via Argine, dando inizio alla scissione contro i Sarno; Roberto Boccardo e Mario Sorrentino, a loro volta ritenuti responsabili dell'escalation di atti intimidatori a fini estorsivi.
Inchiesta condotta dal pm anticamorra Antonella Fratello, che ha coordinato anche i fermi spiccati a carico di Eugenio Bonito, Giuseppe De Luca Bossa (classe 1977, fratello di Antonio, fondatore del clan), Domenico Amitrano, Carmine Fico: sono ritenuti responsabili di estorsione aggravata. Indagini dei carabinieri, i quattro dovranno difendersi dall'accusa di aver chiesto una tangente da 50mila euro al titolare di una concessionaria, danneggiata con un ordigno esplosivo. È la controffensiva della camorra che gestisce ancora (quaranta anni dopo il terremoto) le case popolari (nell'indifferenza delle istituzioni cittadine) e che impone il pizzo a colpi di bombe, spari e atti di bullismo a carico di un 13enne.