Camorra, l'avanzata del clan scissionista da Melito all'ex feudo dei Moccia

Camorra, l'avanzata del clan scissionista da Melito all'ex feudo dei Moccia
di Marco Di Caterino
Martedì 15 Marzo 2022, 11:00
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Qui è dove una faida familiare si è fatta dapprima camorra, e poi mafia. Una famiglia che ha attraversato mezzo secolo rimanendo compatta ai lutti familiari, vendicati fino all'ultimo sangue, e uscendo vincitrice anche nella guerra tra la Nco di Cutolo e la Nuova Famiglia. Qui ad Afragola è partita la scalata alla conquista di tanto territorio da equivalere ai casalesi, e che comprendeva Casoria, Casavatore, Arzano, Cardito, Crispano, Caivano, Frattamaggiore e Frattaminore. Un potere assoluto quello dei Moccia, organizzazione del comando mutuata dalle ndrine, nessun estraneo alla famiglia e i segreti da portarsi nella tomba. Un modello di organizzazione criminale unico nella tragica cronaca della camorra, che si è fatta storia dopo 50 anni di strapotere. Poi è accaduto qualcosa di impensabile. «I Moccia si sono spolpati questo territorio e ora lo hanno lasciato in mano a cani rabbiosi capaci di addentare chiunque gli capiti a tiro», spiega un ex dirigente del commissariato di Afragola, ora in pensione. Così, quei centri controllati per delega dai capi bastone definiti senatori - il secondo livello di comando, alcuni morti nel letto di casa, altri importanti collaboratori di giustizia - sono piombati in una sorta di medioevo criminale. Ed è stato il caos. E omicidi eccellenti, come quello di Salvatore Caputo, detto usain, cugino di primo grado dei Moccia ed eminenza grigia del clan, massacrato con dodici colpi in faccia appena uscito con l'auto dal garage della sua abitazione. 

Ora nell'ex feudo dei Moccia imperversano bande sanguinarie. Composte da giovanissimi. Gruppi violenti e sanguinari capaci di alleanze e tradimenti che sfociano nel sangue. Resistono vecchi affiliati dei Moccia a Casoria, dove tra alterne fortune, e non più in nome e per conto degli afragolesi, gestiscono il narcotraffico due gruppi. Uno fa capo a Pietro Iodice, detto Pierino a siberia, l'altro a Renato Tortora. Il primo è scampato a un agguato due anni fa, deciso perché non voleva fare entrare nello spaccio gli affiliati al clan Mazzarella di San Pietro a Patierno. Cosa che invece era fortemente voluta dal suo braccio destro, quel Renato Tortora che voleva la scissione, almeno dando retta alle dichiarazioni del pentito Luigi Migliozzi. Ma intanto su Casoria, facendo incetta di loro ex affiliati, ha puntato Giuseppe Monfregolo, ras del clan 167. E la camorra è ancora più fluida nell'ex roccaforte dei Moccia. Ad Afragola si contendono il monopolio delle estorsioni e dello spaccio di droga il gruppo Bizzarro-Barbato, nato nel famigerato rione Salicelle, dove il mese scorso è stato ferito con quattro colpi di pistola alla schiena Ferdinando Tagliaferri, deceduto qualche ora dopo in ospedale. I Bizzarro-Barbato controllano le piazze di spaccio del rione e sono rimasti coinvolti nella stagione delle bombe, ben 24 ordigni fatti esplodere in poco meno di due mesi tra Afragola e Casoria. Uno dei pentiti ha dichiarato che doveva saltare in aria anche il vecchio boss dei Moccia, Pietro Iodice, perché venisse eliminata ogni traccia del passato criminale della zona. Ma non è così. Perché se nel Rione Salicelle comandano i Bizzarro-Barbato, in città la storia è diversa. Gli inquirenti indicano in Raffaele Nobile detto o panzaruttaro il nuovo ras, che avrebbe già imposto pesantissime rate del racket delle estorsioni, oltre a organizzare le piazze di spaccio. Ma non è solo questo. Il Rione Salicelle è diventato una formidabile piattaforma logistica del contrabbando di sigarette, esportate soprattutto nel nord Europa, dove le bionde vendute nella rete legale arrivano a costare anche venti euro al pacchetto. Un affare più remunerativo della droga, con meno rischi giudiziari. Un affare a molti zero, come spiega il delitto dei due broker del contrabbando internazionale Luigi Ferrara e Luigi Rusciano, di Casoria e Mugnano, i cui corpi sgozzati e tagliati a metà furono sepolti sotto un albero di mimose nelle campagne di Afragola. 

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L'ordine del massacro arrivò direttamente dagli scissionisti di Melito, che pure si occupano in grande stile del contrabbando di sigarette. Già, Melito: il clan da almeno cinque anni tesse relazioni e alleanze con le cosche a nord di Napoli. In particolare con il Parco Verde di Caivano, base del sistema per la vendita di grosse partite di droga in tutto l'hinterland. Chi sta in mezzo alla strada, i capi delle piazze di spaccio (se ne contano almeno 50) si sono accorti che a comandare oggi è Tobia Angelino, detto Tibiuccio, boss della vecchia generazione di camorristi che ha messo in riga le nuove leve.

Spazzati via anche i Bervicato, emergenti ma implicati nell'omicidio del giovanissimo Antonio Natale, ritrovato cadavere una settimana dopo la scomparsa in un campo abbandonato. E che gli scissionisti di Melito abbiano progressivamente ma inesorabilmente conquistato questa parte del territorio lo dimostra la strana alleanza tra il gruppo Ullaro-Pezzella, che controlla Cardito e Crispano, e i Monfregolo di Arzano, a cui è stato dato l'appoggio logistico per le sei bombe e le tre stese di Frattaminore, dove sono riparati i Cristiano-Mormile. Tutti elementi che dimostrano come, se è vero che questa camorra 2.0 è fluida, ciò non toglie che sia in corso una nuova federazione di clan nell'area a nord di Napoli, sotto l'egida degli scissionisti di Melito. Che dopo aver acquisito Arzano, Frattamaggiore e Frattaminore, affidandole al pesante controllo dei Monfregolo, a questa stessa costola armata hanno permesso di far esplodere l'ordigno davanti alla parrocchia del «fastidioso» don Patriciello nello strategico Parco Verde. Mancano Afragola e Casoria, poi l'invasione sarà compiuta. 

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